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Di Maio: attingere dal deficit per mantenere le promesse

Non ci sarà nessuna “manovra distruttiva”, ma non si possono “aspettare 2 o 3 anni per mantenere le promesse”. Ed è per questo che Luigi di Maio è convinto che si debba attingere “un po’ di deficit per far rientrare il debito l’anno dopo o tra 2 anni”. Perché l’obiettivo della legge di bilancio non è “rassicurare i mercati”, ma “migliorare la vita dei cittadini”. Un obiettivo confermato anche dal premier Giuseppe Conte, che ha rassicurato i capigruppo M5s sulla presenza del reddito di cittadinanza nella manovra.

Le priorità infatti sono sempre tre, come ha detto il Vicepremier, attualmente in missione in Cina: “flat tax, reddito di cittadinanza e superamento della legge Fornero. Le metteremo nella legge di Bilancio: sì”. Gli italiani, secondo Di Maio, “ci chiedono di superare la legge Fornero, abbassare la tassazione che è diventata insostenibile e di reinserire lavorativamente chi ha perso il lavoro o non lo ha mai avuto”. E i soldi per farlo “ci sono. Bisogna modulare il deficit per soddisfare i bisogni degli italiani. E’ un lavoro che stiamo facendo”. Mandare “fuori giri” i conti statali, infatti, è fuori discussione: secondo Di Maio con la manovra “non si sfora il 3%”.

Un deficit che il Ministro dell’economia Giovanni Tria vorrebbe mantenere al 1,6%: “vorrebbe dire non fare quasi niente, a meno che non si facciano solo tagli”, ha detto su Radio Capital la viceministra dell’economia Laura Castelli. “Non posso parlare di numeri, i mercati ci stanno osservando e questi sono numeri delicati”, ha detto Castelli, assicurando però che “si farà gran parte del contratto di governo e ci sarà spazio per gli investimenti”. E, soprattutto, ci sarà spazio per il reddito di cittadinanza: “Dal primo di gennaio partiremo con la parte più facile, cioè l’aumento delle pensioni minime a 780 euro. Poi, attivando una serie riforma dei centri per l’impiego, dopo qualche mese, presumo quattro mesi almeno, si partirà con il resto del reddito di cittadinanza”.

Ovvero a ridosso delle elezioni europee, proprio come gli 80 euro di Matteo Renzi, introdotti dall’ex primo ministro prima delle Europee 2014: “quelli erano una marchetta elettorale che non produceva consumi”, ha detto Castelli. Spazio anche alla flat tax, fortemente voluta dalla Lega: “Sulla riduzione della tassazione delle piccole e medie imprese e del carico fiscale dell’Irpef c’è grande convergenza. La parte dei professionisti non è neanche così costosa”, afferma la viceministra, che conferma il “superamento della Fornero” ma non la Quota 100. Accordo con la Lega anche sulla pace fiscale: “È necessario sfoltire i crediti che lo stato non incasserà mai”, dice Castelli, che però non parla di soglie: “100mila euro o un milione? La scelta più congrua è una cifra che non crei l’effetto perverso per cui un cittadino decide di non pagare sperando nello stralcio del debito”.

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