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Confartigianato: servono leggi a misura di pmi

L’Italia dell’artigianato e delle micro e piccole imprese, che rappresentano il 99% delle aziende del Paese, “è fatta da un tessuto produttivo che custodisce i valori della nostra tradizione manifatturiera ma, contemporaneamente, è fortemente innovativo e sfrutta le tecnologie digitali per cavalcare le nuove tendenze dei mercati internazionali”. Purtroppo, “spesso, le capacità e l’impegno degli imprenditori devono fare i conti con ritardi e inefficienze di un contesto non sempre ospitale per chi vuole mettere a frutto idee e creatività”. Il presidente di Confartigianato, Giorgio Merletti, analizza con Fortune Italia le potenzialità e le esigenze delle piccole e media imprese italiane.

Ci parli del piano impresa 4.0 per integrare innovazione digitale e tradizione made in Italy
La rivoluzione digitale interessa orizzontalmente tutte le imprese, nessun settore, nessuna attività dell’artigianato e della piccola impresa ne è escluso. Per questo, nell’ambito del piano ‘Impresa 4.0’, Confartigianato è impegnata ad accompagnare gli imprenditori con la rete dei 32 Digital Innovation Hub, avviati dalle nostre Associazioni territoriali in tutta Italia per offrire i servizi necessari a diffondere la cultura digitale, formare le aziende ed aiutarle ad innovare. L’attività dei Digital Innovation Hub, gli incentivi a disposizione e tutte le novità in tema di innovazione sono consultabili sulla nostra piattaforma web

Di cosa hanno maggiormente bisogno le piccole imprese italiane oggi?
Abbiamo bisogno che le norme siano a misura del 99% delle imprese del Paese. Oggi invece le leggi sono calibrate sulla taglia di impresa extralarge che in Italia è soltanto l’1% del totale delle aziende. Chiediamo che le piccole imprese (4.313.163) siano riferimento per tutti i provvedimenti normativi, e poi semmai si faccia una deroga per le restanti imprese del Paese (24.922). Finora si è fatto il contrario!

Apprendistato del 2017 in crescita del 20% sul 2016. Quale scenario futuro?
L’apprendistato è lo strumento fondamentale per avvicinare i giovani al mondo del lavoro e per trasmettere le competenze tipiche delle attività che hanno fatto grande il made in Italy nel mondo. L’Italia deve investire su questo contratto che coniuga il sapere e il saper fare, perché le nostre aziende hanno bisogno di manodopera qualificata per poter mantenere elevata la qualità manifatturiera italiana.

Ritiene che il Governo si stia muovendo sui 7 punti che avete chiesto nell’Assemblea 2018?
Siamo in attesa di conoscere i dettagli della manovra economica e dei provvedimenti all’esame del Parlamento. Quel che è certo è che non rinunceremo a ribadire in ogni sede di confronto con il Governo e il Parlamento quelle che consideriamo priorità irrinunciabili per le nostre imprese. Confidiamo che il Governo del cambiamento sia davvero tale e dia segnali concreti di una nuova attenzione alle piccole imprese.

Secondo Lei quando un artigiano ha veramente successo?
Il segreto del successo consiste nel realizzare prodotti e servizi unici. L’arma vincente delle nostre aziende sta nel ‘saper fare a regola d’arte’, nella cura per i dettagli, nella creatività, nel gusto, nella capacità di mixare tradizione e innovazione, di personalizzare beni e servizi che soddisfano la domanda di consumatori che cercano la distintività, non l’omologazione.

Cos’è il successo per Lei?
E’ la soddisfazione di vedere riconosciuto e apprezzato nei miei prodotti il ‘valore artigiano’. E’ la fiducia dei miei clienti che sanno di poter contare sulla qualità di ciò che realizzo nella mia azienda. Ma, attenzione, il successo non si raggiunge una volta per sempre. E in questo sta la sfida stimolante a fare sempre di più e meglio.

Quali sono le 3 qualità più importanti dell’artigianato italiano?
Creatività, bellezza, unicità: è anche grazie all’artigianato se l’Italia è il Paese che vanta il patrimonio culturale più importante al mondo e se garantiamo la competitività della nostra manifattura sui mercati esteri.

Quali sono le 3 debolezze del Made In Italy da correggere?
In Italia non siamo abbastanza consapevoli e orgogliosi delle nostre capacità e del valore di quanto produciamo. Non riusciamo a fare rete, a ‘fare sistema’ tra istituzioni e pubbliche e imprese private per valorizzare al meglio le nostre produzioni. Non abbiamo un sistema di formazione in grado di trasmettere alle nuove generazioni i valori e le competenze del made in Italy.

A un giovanissimo consiglierebbe la strada per diventare artigiano, manager o imprenditore?
Fare l’imprenditore è una scelta di libertà per dare vita ad un’idea, per realizzare un sogno, per creare il proprio futuro. Certo, il percorso di un imprenditore non è facile, servono ingegno, dinamismo, tenacia e coraggio, ma alla fine ne vale sempre la pena.

I suoi 3 consigli ai giovani dell’Italia del futuro
Il futuro dell’artigianato, della manifattura italiana, è nelle vostre mani e nella vostra testa. Bisogna avere la passione, la voglia di imparare facendo. Il lavoro bisogna crearselo, non aspettarlo! Oggi la regola è: se sei bravo a realizzare un prodotto o un servizio e ti proponi bene sul web c’è il mercato mondiale che ti guarda e ti sceglie. Questo è il futuro dell’artigianato ed il futuro dei nostri giovani.

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