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Allevamenti colpiti dal sisma, crowfunding Legambiente e Enel

La parola “allevare” viene dal latino e il suo significato può essere tradotto dalla lingua antica a quella contemporanea con i verbi sollevare, rialzare, confortare e sostenere. Tutte parole che connettono, col tramite della speranza, situazioni negative con un futuro più incoraggiante. È il futuro che cercano e in cui credono Alessia Brandimarte, Amelia Nibi, Teresa Piccioni e Silvia Bonomi, quattro allevatrici colpite dal sisma del 2016 e prime beneficiarie di un crowdfunding promosso da Legambiente ed Enel che, non a caso, si chiama “Alleva la speranza” . La campagna di raccolta fondi è partita il 29 novembre e si svilupperà nei prossimi due anni. Questo progetto “siamo convinti che sia molto importante per il rilancio dei territori del nostro Paese devastati dagli eventi sismici del 2016 – ha affermato Massimo Bruno, responsabile sostenibilità e affari istituzionali di Enel – Per noi significa avere a cuore le problematiche e i bisogni che a distanza di due anni persistono per i cittadini delle regioni colpite. Vogliamo offrire un impegno concreto per risollevare l’economia del territorio e aiutare quindi le famiglie e soprattutto i giovani a ricostruire il loro futuro nella propria terra”.

L’Italia “potrà tornare a raccontare al mondo la bellezza dei luoghi, storici e naturali, colpiti dal sisma del 2016, raccogliendone i benefici soltanto se avrà davvero a cuore il presente e il futuro di chi continua a viverci, curando e custodendo le tante risorse del nostro Appennino – ha detto Stefano Ciafani, presidente di Legambiente – Oggi in questi territori le imprese di allevamento e di trasformazione di prodotti di straordinaria qualità sono veri e propri presidi civili, che hanno bisogno del sostegno di tutto il Paese per continuare a vivere, insieme alle comunità di cui fanno parte”.

Le aziende protagoniste del crowdfunding si trovano a Norcia (Perugia), Amatrice (Rieti), Pietralta di Valle Castellana (Teramo) e Ussita (Macerata) e sono state tutte fortemente danneggiate dalle scosse.

Teresa, Silvia, Amelia e Alessia hanno raccontato in prima persona la situazione che stanno attraversando da quando, tra il 24 agosto e il 30 ottobre del 2016, una serie di fortissime scosse di terremoto ha fermato il cuore dell’Italia centrale. Da Amatrice a Norcia, da Visso alla provincia di Teramo: quei territori in cui, come tanti altri piccoli allevatori, hanno le loro aziende e le loro radici. E dove con tutte le loro forze vogliono rimanere.

“Con i fondi di ‘Alleva la speranza compreremo una mungitrice mobile. Abbiamo un allevamento di 400 ovini, un caseificio e 100 ettari di terra in cui coltiviamo la lenticchia di Castelluccio di Norcia. Vogliamo passare da una situazione di disperazione al rilancio della nostra attività, migliorando anche la situazione in cui eravamo”. Ha raccontato Alessia Brandimarte, che ha 34 anni due figli di 6 e 2 anni e un’azienda a conduzione familiare a Norcia (Perugia).

L’azienda di Amelia Nibi, anche lei trentaquattrenne, si trova invece ad Amatrice (Rieti): “Facciamo allevamento di bovini e ortofrutta – racconta – e i nostri prodotti sono tutti biologici. Il terremoto ha reso inagibili quasi tutte le strutture, soprattutto le stalle. Ma non ci siamo arresi. Ora il contributo di Alleva la speranza può fare la differenza, solo con il vostro aiuto potremo ricomprare la stalla che ci permetterà di ricominciare”.

“Dobbiamo rilanciare la nostra azienda per far vivere la nostra famiglia, per questo ci serve il contributo di Alleva la speranza – spiega invece Teresa Piccioni, la cui azienda è nella frazione Pietralta del comune di Valle Castellana, nel Teramano -. Vorremmo acquistare una mungitrice mobile, per alleviare il lavoro di mungitura delle capre che oggi è fatto a mano dai miei figli, ma anche un silos per immagazzinare il granturco affinché non si bagni e marcisca e un’altra urgenza è la trinciatrice”. Le capre allevate da Teresa sono di una razza pregiata e resistente, quella abruzzese del Teramano. L’obiettivo dell’imprenditrice è quello favorire la nascita di un vero e proprio biodistretto.

Anche Silvia Bonomi ha un allevamento di straordinaria qualità, a Ussita (Macerata), nel Parco nazionale dei Monti Sibillini: quello delle pecore Sopravvisane, una razza ovina autoctona marchigiana, ormai quasi estinta. La sua azienda è diventata il perno di una rete d’imprese, nata nel 2017 per diffondere questa razza, da cui si ottiene una lana grigia pregiata, conosciuta come il “cachemire italiano” e latte di grande qualità. La sua stalla però è diventata inagile a causa del terremoto. “Il contributo di Alleva la speranza è fondamentale, da soli non possiamo sostenere le spese necessarie per realizzarla – racconta Silvia – e d’inverno la gestione degli animali all’aperto, come siamo costretti a fare ora, diventa impossibile”.

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