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Bollette a 28 giorni costano caro a Tim-Wind-Tre: multa da 2,4 mln

di Francesca Paggio – Non sono bastate istruttorie, sanzioni, leggi ad hoc, ricorsi, delibere: la questione delle bollette a 28 giorni, ormai vietate dalla legge, e il passaggio a quelle mensili con le relative modifiche tariffarie, spesso con difetto di trasparenza e con mancato rispetto del diritto di recesso, continua a essere terreno di scontro tra gli operatori e le Autorità. L’ultimo caso sono tre delibere dell’Agcom, che ha sanzionato Tim e Wind Tre con tre distinte multe per un totale di circa 2,4 milioni di euro.

Il tema è ormai noto: per un lungo periodo, e fino a che non sono state vietate da una specifica norma approvata nella scorsa legislatura, gli operatori telefonici hanno fatturato ogni 28 giorni, ‘strappando’ in pratica una bolletta in più all’anno ai clienti. Adesso questa pratica commerciale non è più ammessa, ma, evidentemente, gli operatori fanno fatica ad adeguarsi, almeno sul piano della corretta informazione in merito ai costi che il nuovo corso impone alla clientela.

Le tre delibere appena pubblicate sul sito dell’Autorità per le tlc e approvate nella riunione dello scorso 30 ottobre riguardano in due casi Tim (due multe rispettivamente da 1,044 milioni e 464mila euro) e in un caso Wind Tre (sanzione unica da 870mila euro).

Per quanto riguarda Tim la sanzione più pesante, quella superiore al milione di euro, è relativa alla scarsa trasparenza con cui sono state comunicate le modifiche tariffarie e anche al diritto di recesso che non sarebbe stato assicurato. La seconda violazione, punita con due multe da 232 mila euro (per un totale di 464mila euro) e relativa a comportamenti commerciali più o meno dello stesso genere, riguarda invece la clientela fissa e mobile del segmento business. Contestazioni analoghe sono state mosse a Wind Tre, sia per il recesso che per le informazioni “incomplete e fuorvianti”.

Molto positivo il commento dell’Unione nazionale consumatori, che parla di “ottima notizia, anche se la multa è certo inferiore all’illecito guadagno ottenuto dalle compagnie telefoniche”: ma “la trasparenza e la completezza delle informazioni sono sempre un diritto del consumatore. A maggior ragione il diritto di recesso, che non può essere esercitato senza un’informazione esaustiva e chiara”.

Va anche detto, però, che queste delibere possono essere impugnate davanti al Tar del Lazio e, quindi, il processo di ‘normalizzazione’ di questo settore rischia di allungarsi ancora di più. Per i consumatori, in ogni caso, c’è almeno la certezza che entro la fine dell’anno avranno i ‘rimborsi’ per i giorni illegittimamente erosi con la pratica dei 28 giorni: a confermarlo è stato pochi giorni fa proprio il Tar del Lazio, che ha respinto la richiesta di Vodafone di sospendere il provvedimento dell’Autorità.

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