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Bce nel mirino di Salvini. Ma le banche italiane sono tranquille

Un atteggiamento “prevaricatore” che crea “instabilità” sul nostro sistema finanziario. Il ministro dell’Interno e vicepremier Matteo Salvini spara a zero sulla Banca centrale europea che, secondo alcune indiscrezioni – accolte con una raffica di vendite di titoli bancari in Borsa – avrebbe auspicato per gli istituti di credito italiani una svalutazione integrale, anche se graduale, dello stock di sofferenze entro il 2026. La scintilla è partita dalla richiesta della Bce a Mps, di coprire con le provvisions il valore dei crediti dubbi entro il 2026 – un’azione che, se fosse rivolta anche al resto del sistema bancario, secondo gli analisti di Mediobanca, potrebbe costare alle banche italiane 15 mld di euro. Tuttavia, la stessa Bce ha sottolineato che ciascuna banca avrebbe avuto un trattamento ‘personalizzato’. Pertanto, gli analisti di Mediobanca avrebbero, di fatto, elaborato uno scenario che non esiste e le previsioni su questi presunti 15 mld sarebbero del tutto inconsistenti. La Bce, infatti, ha ricordato quanto già pubblicamente annunciato lo scorso luglio, ovvero che per ciascuna banca – in funzione della specifica situazione – la Vigilanza di Francoforte avrebbe adottato un diverso approccio e elaborato diverse richieste. L’ipotesi di Mediobanca incontra così lo scetticismo dei principali broker. “Parlando con i player dell’industria – scrive Equita agli investitori – è improbabile che affronteranno lo stesso tipo di trattamento”. E a gettare acqua su quello che poteva essere un ‘incendio’ sono tutti gli altri principali Istituti di credito che non hanno manifestato alcuna preoccupazione in merito alle richieste della Bce, come dimostrano le dichiarazioni che stanno rilasciando in queste ore.

Intesa Sanpaolo, infatti, non ravvisa impatti significativi per quanto riguarda il raggiungimento degli obiettivi e sulle previsioni di natura economica e patrimoniale già resi noti al mercato per l’esercizio 2018 e per il Piano di Impresa 2018-2021. E in merito alle raccomandazioni di Francoforte sulla copertura degli stock di crediti deteriorati neanche Banco Bpm “intravede impatti materiali sul profilo economico e patrimoniale attuale e prospettico del gruppo”, scrive Banco Bpm in una nota. E sottolinea che “supera ampiamente quanto stabilito in termini di indicazioni con Bce in merito alle attività di derisking”. Anche per Ubi Banca “non sono attesi impatti significativi per quanto riguarda gli obiettivi e le proiezioni di natura economica e patrimoniali previsti per l’esercizio 2018 e per quelli già resi noti nel piano industriale 2019-2020” dalle raccomandazioni della Bce sulla copertura degli stock di crediti deteriorati, precisa in una nota sottolineando che “le raccomandazioni sono formulate tenendo conto delle specificità di ciascuna banca”.

“Attendiamo di capire” ma credo “che ci siano lettere diverse fra loro, fra banca e banca”, sottolinea il presidente Abi Antonio Patuelli. “Non le abbiamo lette – spiega – ma lo diciamo sulla base di logiche giuridiche deduttive”. “Stiamo attenti all’aggiotaggio” ha rimarcato il presidente dell’associazione in merito all’andamento dei titoli bancari in Borsa.

Tuttavia, secondo il vicepremier Salvini quello della vigilanza Bce sarebbe un “attacco al sistema bancario italiano” e “l’atteggiamento prevaricatore della Bce, che scavalca aggravandole le recenti decisioni della Commissione pone anche un altro tema fondamentale: può un’istituzione non politica prendere con leggerezza decisioni che influiscono profondamente sulla vita e i risparmi dei cittadini?”. Secondo Salvini “occorre una trasparenza assoluta sulle decisioni della Bce, come è stato recentemente ribadito dalla stessa Corte dei Conti europea, che lamenta di non essere messa dalla Bce in condizione di controllare i motivi di decisioni così rilevanti per i portafogli dei risparmiatori”.

In una precisazione rilasciata dalla Bce, si puntualizza che nelle lettere alle banche contenente la decisione sulle misure attese per il 2019, si sta applicando l’approccio seguito finora e annunciato pubblicamente l’11 luglio 2018. Allora si specificava che “la Vigilanza si sarebbe impegnata ulteriormente con ciascuna banca nel definire le sue aspettative di Vigilanza” specifiche per ciascun istituto, “basate su parametri di riferimento di banche confrontabili e guidate dagli attuali livelli di Npl e dalle principali caratteristiche finanziarie”. Inoltre si specificava che le aspettative non sono le stesse per tutte le banche, ma piuttosto “basate dagli attuali coefficienti dei crediti deteriorati e dalle principali caratteristiche finanziarie in maniera coerente per banche simili”. Lo scopo – proseguiva la comunicazione – è “assicurare costanti progressi nel ridurre i rischi ereditati dal passato nell’Eurozona e arrivare a uno stesso livello di copertura degli stock e dei flussi di Npl nel medio termine”.

 

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