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Tria: nessuna manovra correttiva, centreremo obiettivo deficit

Nessuna manovra correttiva. Parola del ministro dell’Economia Giovanni Tria. “L’Italia centrerà gli obiettivi di deficit per il 2019 e non ci sarà bisogno di una manovra correttiva“, dice in un’intervista alla Reuters dal forum di Davos a chi gli chiede se ci sarà bisogno di misure aggiuntive visto il rallentamento dell’economia. L’ipotesi di scuola nasce ogni volta che le proiezioni per il pil si abbassano rispetto alle attese e torna d’atttualità, visto che Bankitalia e Fmi hanno indicato una crescita 2019 allo 0,6%, lontana quindi dall’1% indicato dal governo nell’ultima versione della legge di bilancio, quella poi approvata.

Ieri, del tema si è occupato anche il ministro degli Affari europei Paolo Savona, che ha contestato la logica ‘aritmetica’ di questa impostazione. “A seguito della previsione di crescita dello 0,6% di Bankitalia è tornata la fissazione, che considero una malattia mentale, che si debba fare una manovra correttiva, il che vuol dire ridurre gli investimenti, invece di farli”.

Savona è tornato sullo “scandalo” delle stime della Banca d’Italia e ha sottolineato: “il futuro ce lo dobbiamo costruire noi”, quindi occorre “fare investimenti, che non sono un mio pallino, ma la variabile strategica del Paese”. Infatti, ha aggiunto, la previsione di crescita dello 0,6% è uno scenario “in cui non si fanno investimenti”, mentre aumentandoli “dell’1% cresceremmo almeno dell’1% in dodici mesi”. A questo proposito, Savona si è augurato che il tema degli investimenti sia centrale “nelle prossime elezioni europee, nella composizione della futura commissione Ue e nella nomina al vertice della Bce”.

In attesa degli investimenti, auspicabili, restano i numeri. E quelli che descrivono una nuova sostanziale frenata dell’economia italiana rendono la prospettiva di una manovra correttiva un’ipotesi non auspicabile ma concreta. Soprattutto considerato che l’impostazione della legge di bilancio già prevede uno stretto monitoraggio dell’andamento dei conti da parte della Ue e che la possibilità di una procedura di infrazione per eccesso di debito è stata ‘congelata’ ma non cancellata.

 

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