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Tria, debito è eredità del secolo scorso

Ciò che il governo italiano vuole sono la stabilità sia finanziaria che quella sociale, e l’intenzione è raggiungerle restando in Europa con la moneta unica. Nessun tentativo, dunque, di ‘fuga’ dall’Ue ma la voglia di rimanerci cambiandola. Ne è convinto il ministro dell’Economia Giovanni Tria che, intervenendo al Peterson Institute di Washington, ha sottolineato come l’elevato debito italiano sia imputabile alle politiche adottate negli anni addietro. E proprio per tutti questi motivi, per Tria non sussiste la necessità di adottare una politica di bilancio differente rispetto a quella concordata.

“Gli investimenti e l’inclusione sociale sono i pilastri della nostra strategia – afferma – Sono fiducioso che i mercati realizzeranno che il governo italiano vuole combinare stabilità finanziaria e sociale. Vogliamo contribuire a cambiare l’Europa ma l’Italia vuole restare in Europa e vuole restare nella moneta unica”, aggiunge.

D’altra parte, “l’elevato debito pubblico italiano è un’eredità del secolo scorso. Noi – sottolinea – siamo determinati a ridurlo in maniera costante e progressiva”. Ad oggi, dunque, “non vedo la necessità di adottare una politica di bilancio più stringente o più espansiva”, afferma Tria spiegando come “guardando alla situazione attuale non dobbiamo cambiare i nostri obiettivi, dobbiamo mantenerli, anche perché le stime sono abbastanza prudenti”.

“Il peggioramento della situazione economica – ha spiegato Tria – non significa che dovremo intervenire sui conti e fare una manovra correttiva, perché gli obiettivi di deficit sono obiettivi strutturali e non tengono conto dell’andamento del ciclo economico”. A proposito dei livelli dello spread, il ministro ha quindi sottolineato come “questo sia un problema di fiducia, e non c’è alcuna ragione economica per giustificare questo livello”.

Su quanto affermato ieri da Mario Draghi in merito al debito pubblico, Tria sottolinea: “sono d’accordo che molto debito pubblico diminuisce la sovranità di un Paese perché si chiedono prestiti all’estero. Questo – aggiunge – non significa che attualmente l’Italia corra dei rischi. Il nostro livello di debito non è meno sostenibile che in passato. Anche se è un peso che rallenta la crescita dell’economia”, conclude.

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