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Pil, Di Maio: precedenti governi mentivano. Tria: dato era atteso

Aveva parlato, fino a pochi giorni fa, di boom economico. Ma ora che l’Istat ha pubblicato i dati sul Pil del quarto trimestre 2018 confermando la recessione dell’Italia, quel ‘boom’ suona più come un’implosione e il vicepremier Luigi Di Maio fa orecchie da mercante puntando il dito contro i governi precedenti. “I dati Istat sul Pil testimoniano una cosa fondamentale – afferma – chi stava al governo prima di noi ci ha mentito, non ci ha mai portato fuori dalla crisi”. Un’affermazione che fa eco a quella del premier Giuseppe Conte il quale, già ieri sera, mentre preannunciava la probabile contrazione dell’economia italiana, ne attribuiva la responsabilità ai “fallimenti del passato”.

Colpa, dunque, sempre dei precedenti governi? Non è possibile, almeno secondo l’economista Carlo Cottarelli, direttore dell’Osservatorio sui conti pubblici dell’università Sacro Cuore di Milano. “Conte ha detto che ‘è colpa del precedente governo’ ma il rallentamento che c’è adesso, questa recessione qui, non può essere colpa del precedente governo“, sottolinea Cottarelli su Radio Padova. “Quello che è vero è che i gialloverdi hanno ereditato dal passato un enorme debito pubblico, che nessun Governo è riuscito a risolvere in maniera decisiva”.

Ma secondo Di Maio, uno dei grossi ‘errori del passato’ sarebbe stato quello di puntare sull’export, che oggi è fortemente danneggiato dalla guerra dei dazi Usa-Cina. Concorda Conte, secondo il quale la recessione sarebbe solo “un fattore transitorio“, fortemente dipendente da “una guerra di dazi tra Usa e Cina che ci troverà tutti perdenti e che va a incidere soprattutto sull’export”. Per il ministro dell’economia e delle finanze Giovanni Tria, il calo del Pil nel quarto trimestre 2018 è stato “determinato dal ciclo economico europeo” ed “è un dato che era ampiamente atteso”.

Alla domanda su quando si potranno cominciare a vedere gli effetti delle misure varate dal governo gialloverde, Di Maio ha indicato “il secondo trimestre del 2019”. Infatti, ha proseguito, “noi non abbiamo avuto modo di incidere sull’andamento economico del 2018, non abbiamo fatto provvedimenti che permettevano di iniettare nell’economia nuove misure economiche e nuove risorse”. Non è preoccupato dai dati del Pil neanche il premier Conte che è certo che il rilancio dell’economia italiana “avverrà sicuramente nel 2019, perché inizieranno a svilupparsi tutte le nostre misure” della manovra, afferma spiegando che il rilancio, “sarà compiuto, secondo ragionevoli previsioni nel secondo semestre del 2019”. Positivo anche Tria secondo il quale i dati Istat “non stanno intaccando il recupero di fiducia dei mercati finanziari nel debito italiano”.

Ma un rilancio dell’economia così repentino non convince Cottarelli che, anzi, sottolinea che nel 2019 “l’1% non si raggiunge. Si può arrivare al massimo a +0,4% nell’anno”e nel caso si tratterebbe comunque di “una crescita dimezzata rispetto agli obiettivi, anche assumendo 4 trimestri tutti positivi”, raggiungibile peraltro solo “se lo spread resta stabile”.

E se dentro e fuori i Palazzi si fa a gara per trovare un responsabile per l’attuale situazione dell’economia italiana, ciò che preme analizzare ora sono le possibili conseguenze. Non tarda ad intervenire sul tema il presidente dell’inps Tito Boeri, che si è detto preoccupato per i dati Istat perché “hanno un impatto importante sui conti dell’Inps”, afferma a margine del Forum delle Politiche sociali in corso a Milano. “Se il quadro economico complessivo peggiora c’è un peggioramento dei conti dell’Inps, perché vuol dire avere meno raccolta contributiva e vuol dire avere più prestazioni che devono essere erogate, non soltanto di tipo pensionistico ma anche a sostegno del reddito, prestazioni di natura assistenziale, e quant’altro”.

Confindustria invita a “reagire quanto prima in modo da compensare” il rallentamento dell’economia globale e dell’Italia, cominciando ad aprire “immediatamente” i cantieri, su cui ci sono risorse già stanziate, compresa la Tav, sottolinea il presidente Vincenzo Boccia, che ha preannunciato per gennaio “un rallentamento ancora superiore rispetto al trimestre scorso”.

Pronta la risposta del vicepremier pentastellato: “C’è chi dice apriamo i cantieri, io dico che i cantieri si apriranno e sono aperti, ma dobbiamo velocizzarne il lavoro e smantellare una parte del codice degli appalti: su questo il dl semplificazioni sarà fondamentale, ma anche i soldi che abbiamo iniettato nei piccoli comuni con i 500 milioni e la procedura semplificata sugli appalti fino a 150mila euro sono una ricetta per far ripartire l’economia”.

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