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Ifo: Italia esempio negativo Ue, rischio contagio c’è

L’economia italiana non va bene: una realtà inequivocabilmente confermata dalla recessione del Paese e dalle previsioni di crescita per il 2019. Ma il dibattito sulla possibilità che vi sia un ‘contagio’ negativo sul resto dell’Eurozona, è aperto. Questa volta, a intervenire sul tema, è lo European economy advisory group – un gruppo di sette economisti internazionali guidato dall’italiano Giuseppe Bertola (Università di Torino) costituito dall’istituto tedesco per la ricerca economica (Ifo). Per l’Ifo non ci sono dubbi: il rischio contagio c’è eccome, e la ragione è semplice: “se la disputa sul bilancio tra l’Italia e la Commissione Ue dovesse riaccendersi e se i premi al rischio”, ossia i rendimenti dei titoli di Stato, “non dovessero scendere, la solvibilità del governo italiano, altamente indebitato, potrebbe essere messa in discussione”, rileva uno studio del gruppo. “Poiché i titoli di Stato italiani sono detenuti non solo dalle banche italiane, ma anche da banche al di fuori dell’Italia, e le banche italiane sono interconnesse con altre istituzioni finanziarie europee – sottolineano gli economisti – un’ulteriore calo dei prezzi dei titoli italiani potrebbe interessare anche le istituzioni finanziarie degli altri Stati membri dell’Eurozona“.

Secondo gli economisti, “l’aumento del rischio di contagio innescato dal governo italiano è immediatamente evidente” guardando in particolare all’andamento del rendimento dei titoli di Stato di Grecia, Portogallo e Spagna. Il calo dei rendimenti dei tre Paesi, protagonisti di una ripresa economica, si è infatti “interrotto lo scorso anno”, per riprendere un’inversione di tendenza verso l’alto, sulla scia del rendimento dei titoli di Stato italiani, che hanno subito un marcato rialzo.

Lo European economy advisory group ha descritto la performance del nostro Paese dagli anni ’90 in poi, ergendola ad esempio negativo in Europa: “per capire come un Paese non sappia reagire in modo costruttivo alle sfide e alle opportunità di un mondo che cambia”, basta “considerare i 25 anni di stagnazione e crisi in Italia”, affermano gli esperti.

“Restare indietro, il caso Italia” è il titolo di uno dei paragrafi dello studio. “La performance economica dell’Italia appare tanto sbalorditiva nel dopoguerra quanto deludente negli ultimi 25 anni”, scrivono gli economisti, che si chiedono “dove sono finiti tutti i miracoli” economici di cui il nostro Paese era stato capace nel dopoguerra. Nessun “miracolo” è avvenuto dagli anni ’90 in poi, aggiungono gli economisti, evidenziando come di recente “la ripresa” economica “più lenta dell’Italia” rispetto al resto d’Europa “sembra essere solo una continuazione dei precedenti scarsi risultati economici interni”.

E come se non bastasse, secondo gli economisti, nel contesto di un aumento dei tassi di interesse sui mercati dei capitali, “l’Italia potrebbe ritrovarsi sotto una rinnovata pressione dei mercati finanziari“. I piani del “governo populista italiano” di portare il deficit di bilancio al 2,04% (rispetto allo 0,8% presentato dal governo precedente), si basano su una stima ottimistica. Il deficit, scrivono, “potrebbe rivelarsi significativamente più elevato, poiché l’accordo” di compromesso raggiunto con la Commissione europea “formula ipotesi piuttosto ottimistiche sulla crescita del Pil nel 2019”.

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