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Reddito di cittadinanza, Del Conte: rischio caos nei Cpi

Oggi la macchina del reddito di cittadinanza si mette ufficialmente in moto eppure il complesso meccanismo di questa misura è tutto ancora in costruzione. Partono le prime domande per ottenere il beneficio economico, ma il ‘Decretone’ che contiene tutte le norme è ancora all’esame del Parlamento e tutto quello che riguarda le politiche attive del lavoro – il rafforzamento dei Cpi, la piattaforma informatica che fa incontrare domanda e offerta di lavoro e soprattutto gli ormai famosi ‘navigator’ – esiste solo ed esclusivamente sulla carta. Una carta che non è ancora stata convertita in legge e che quindi potrebbe cambiare da un momento all’altro.

“Dell’operazione navigator nel mondo reale non c’è nulla. Non si sa ancora dove, come e nemmeno in raccordo con chi lavoreranno queste figure professionali. Al momento, non c’è un piano in cui si dica per filo e per segno come si stiano rafforzando i Centri per l’impiego, nulla sulle risorse informatiche in più, nulla sulle infrastrutture”. A dirlo è Maurizio Del Conte, che di politiche attive del lavoro se ne intende visto che fino a pochi giorni fa è stato il presidente dell’Anpal, ente al cui vertice ora siede Mimmo Parisi diventato famoso anche come Mister Mississippi, visto il successo e l’ampia esperienza nel settore che ha accumulato nello stato americano.

Il rischio “caos” nei centri per l’impiego – legato appunto al lavoro straordinario in vista della partenza del reddito e già segnalato dalle regioni in un’audizione di ieri alla Camera dei Deputati – c’è anche secondo Del Conte, che lo motiva proprio col fatto che i navigator non sono ancora operativi, anzi non sono stati proprio nemmeno selezionati.

“È noto che i Cpi soffrono di una carenza strutturale di locali, di carenza informatica e di carenza di personale già per i carichi ordinari, figuriamoci per un’attività straordinaria come questa – ha aggiunto Del Conte – Se aggiungiamo quindi che la platea degli utenti dovrebbe raddoppiare rispetto a quella solita, va da sé che gli operatori attuali non saranno in grado di dare risposte. I centri per l’impiego non sono stati costruiti per un lavoro e un carico del genere”.

A confermare le previsioni di Del Conte arrivano anche i dati di una ricerca dal titolo “Reddito di cittadinanza: siamo pronti?” di Fpa Data Insight, centro studi sulla Pubblica amministrazione di Fpa, società del gruppo Digital360, che ha analizzato tutti i numeri utili per capire quanto e come l’Italia sta investendo per questa misura e cosa fare affinché il sistema non si inceppi.

Secondo questo studio, il sistema pubblico che dovrebbe permettere l’erogazione del reddito oggi non è adeguato a sostenere un simile impegno e “se non sarà potenziato e riorganizzato in breve tempo rischia il collasso”, si legge nella ricerca.

Per gestire al meglio i 20 miliardi di euro che saranno erogati nel triennio alle famiglie in situazione di povertà, “il Paese si prepara a investire complessivamente circa 3,4 miliardi di euro tra il 2019 e il 2021 per potenziare in diversi modi i centri per l’impiego, i servizi sociali dei Comuni, l’Anpal, l’Inps, i Caf e il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali”, continua il rapporto. Tra queste risorse 1,3 miliardi di euro in particolare saranno destinati a rafforzare i centri per l’impiego, 501 uffici per 8.000 dipendenti, ai quali dalla primavera con il reddito di cittadinanza si rivolgeranno tra 1,3 milioni e 1,7 milioni di famiglie.

Se anche solo una persona per nucleo familiare fosse chiamata a colloquio in un Cpi – sottolinea lo studio – “ciascun operatore dovrebbe seguire complessivamente 521 persone”. Una cifra enorme che con i nuovi investimenti a regime e il rafforzamento previsto per l’organico dei centri per l’impiego potrebbe scendere a 95 destinatari del reddito per ogni operatore, un numero già molto più accettabile.

Altro punto ancora oscuro però è quello della piattaforma che dovrebbe incrociare domanda e offerta di lavoro, governando così il funzionamento del reddito dal lato delle politiche attive. “Sulla piattaforma non ho ancora capito benissimo a cosa si faccia riferimento – ha continuato Del Conte – se si tratta di quella messa in atto nel Mississippi significa ricominciare da zero rispetto a qualcosa è già stato costruito da Inps, Regioni e Cpi”.

Dal 2018, infatti, esiste già una piattaforma su cui vengono caricati i dati di ciascun centro per ogni utente – ha spiegato l’ex presidente dell’Anpal – il punto però non è tanto avere una piattaforma, ma il fatto che la stessa contenga dei dati utili a tutti. Quella che esiste attualmente infatti mette in contatto solo le amministrazioni, mentre le aziende hanno a loro disposizione un altro portale, ‘ClicLavoro’, che però ha un non piccolo difetto: le imprese non sono costrette a pubblicarci le loro offerte di lavoro. Ecco perché il sito funziona poco e ci si trovano davvero poche proposte.

“Il problema è sicuramente culturale, su queste cose le imprese italiane per diversi motivi preferiscono non affidarsi a sistemi così trasparenti. Spesso, preferiscono non fare troppa pubblicità alle loro offerte di lavoro anche per motivi concorrenziali o legati ad eventuali licenziamenti e cause di lavoro. Non sarà quindi facile risolvere con un software tutta una serie molto più ampia di problemi”, ha concluso Del Conte.

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