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Negativa anche l’analisi costi-benefici sull’AV Brescia-Padova

La nuova analisi è ancora in bozza, ancora avvolta dal “segreto”. Come lo è stata per settimane l’analoga analisi costi-benefici sulla TAV Torino-Lione preparata dal gruppo di esperti della Struttura Tecnica di Missione del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti guidata dal professor Marco Ponti. Ma lo studio sul segmento dell’Alta Velocità Ferroviaria che va da Brescia a Padova passando per Verona è già arrivato sulla scrivania del ministro Danilo Toninelli, anche se non ne sono stati resi noti gli esiti. Possiamo anticiparvi – come Fortune Italia aveva già previsto – che anche in questo caso i numeri non tornano e che i costi sono maggiori dei benefici. Con un calcolo approssimativo il risultato negativo si aggira intorno ai 2 miliardi di euro.

Del resto, la metodologia che il professor Ponti e il suo gruppo (ingegner Pierluigi Coppola escluso per sempre dalla TAV, come su indicazione dello stesso Ministro) hanno seguito è la stessa già usata per la Torino-Lione, con gli stessi criteri, che non rispondono alla metodologia adottata dall’Unione Europea per queste valutazioni. Quindi con l’inserimento tra i costi dei mancati incassi per lo Stato delle accise e dei pedaggi per i concessionari. Criteri che penalizzano fortemente il trasferimento modale dalla strada e dai Tir alla ferrovia e ai treni, e lo rendono negativo.

La linea AV Brescia-Verona-Padova è stata a suo tempo licenziata dal Cipe e metterebbe in moto un investimento che vale 8,7 miliardi di euro: i lavori sono stati assegnati al Consorzio Cepav (Saipem 59%, Pizzarotti 20,5%, Maltauro 20,5%). Con il proseguimento su Venezia (già attivo dal 2007) e Trieste si completerebbe il tracciato a t dell’Av, unendo tutta la Valle Padana, da Ovest e Est e scendendo da Milano a Salerno.

E’ possibile che stavolta insieme al No all’opera venga avanzata un’alternativa al progetto per raddoppiare comunque la capacità della rete tra le due città: l’ipotesi che potrebbe prendere corpo è il quadruplicamento dell’attuale linea storica. Che, però, comporterebbe la redazione di un nuovo progetto con i ritardi nell’iter di approvazione e realizzazione che sono largamente prevedibili.

Difficile dire quando il ministro deciderà di rendere noti gli esiti della nuova analisi, anche perché la polemica politica sulla Torino-Lione tra le forze che sono al governo del Paese non accenna a placarsi. E anche sulle altre opere ci sono forti tensioni: sabato 9 marzo a Bologna centinaia di persone hanno preso parte all’iniziativa organizzata dalla Regione – “L’Emilia Romagna non si ferma” – per ottenere il via libera a 2,3 miliardi di investimenti, dal Passante di Bologna alla Bretella Campogalliano-Sassuolo alla Cispadana. Insieme istituzioni, territori, imprese, sindacati hanno chiesto lo sblocco dei cantieri. “Dall’Emilia-Romagna mandiamo un messaggio molto forte e molto chiaro: non ci rassegniamo alla recessione e vogliamo realizzare quegli investimenti e quelle infrastrutture che soli possono sostenere il lavoro e la competitività delle nostre imprese”, ha detto presidente Stefano Bonaccini.

E venerdì 15 marzo scenderà in campo il sindacato degli edili: Feneal Uil, Filca Cisl e Fillea Cgil hanno proclamato 8 ore di sciopero generale e una manifestazione nazionale a Roma, in Piazza del Popolo con lo slogan: “Lavoro, investimenti, ripresa, futuro. Rilanciare il settore delle costruzioni per rilanciare il Paese”.

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