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Tra 2000 e 2016 Italia unico paese fermo su crescita produttività lavoro

Una crescita della produttività del lavoro praticamente inesistente. Mentre negli altri paesi si registravano incrementi della produttività del 15% e oltre, l’Italia rimaneva ferma allo 0,4% tra il 2000 e il 2016. Un’eredità, quella lasciata da governi su governi, tecnici o meno, che ha contribuito alla generazione di un gap tra l’Italia e gli altri Paesi dell’Unione, difficile da colmare. Lo scorso anno la crescita italiana è rallentata a +0,9% da +1,6% del 2017 contro una crescita media Ue dell’1,8%. È quanto emerge dal settimo rapporto Istat sulla competitività dei settori produttivi, presentato oggi.

In 16 anni, a partire dal 2000, Francia, Regno Unito e Spagna hanno visto una crescita della produttività del lavoro superiore al 15%, e addirittura del 18,3% in Germania. Nel rapporto si sottolinea che quella registrata tra il 2000 e il 2016 è “la differenza più significativa” tra l’Italia e gli altri maggiori Paesi della Ue. “Sul fronte della competitività né il costo del lavoro né l’evoluzione dei prezzi sembrano avere svolto un ruolo di freno per il Paese”, spiega l’Istat.

Mentre nel 2018 “è tornato ad ampliarsi il divario di crescita” dell’Italia “nei confronti dell’area euro dopo essersi ridotto nel biennio precedente”. “La dinamica del Pil è stata frenata dalla significativa decelerazione delle componenti interne di domanda”, spiega il rapporto dell’Istat. “Il contributo alla crescita dei consumi finali si è dimezzato in Italia (da 0,9 a 0,4 punti percentuali tra il 2017 e il 2018) come in Germania (da 1,3 a 0,7 punti percentuali) ma non in Spagna (da 1,8 a 1,7 punti percentuali in entrambi gli anni).

Guardando nello specifico il settore manifatturiero, è stato registrato un rallentamento delle aziende italiane nel 2018: dal +5% del 2017 al 3,2% l’anno scorso. All’incremento del 3,2% “hanno contribuito sia la componente esportata sia quella interna e quasi tutte le attività del comparto, a eccezione degli autoveicoli e degli altri mezzi di trasporto”, spiega l’Istat, aggiungendo che “per i prodotti petroliferi, le riparazioni e manutenzioni di macchinari e la metallurgia, la crescita del fatturato è stata di oltre il 5%, guidata da entrambe le componenti di domanda”. Invece “per bevande, abbigliamento, articoli in pelle, alimentari il fattore trainante è stato solo la domanda estera”. L’Istat sottolinea che “la percentuale di chi segnala riduzioni di fatturato è in crescita rispetto al 2017”.

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