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L’Alitalia, Di Maio, Toto e i danni della politica

Cercare una soluzione, senza grandi risultati. Oppure, ostacolare una soluzione già trovata. Quello Alitalia, tra i grandi dossier economici, è quello che ha subito più ingerenze da parte della politica. Finito puntualmente al centro di campagne elettorali e di proclami di governo, ha visto comparire sulla scena diversi potenziali cavalieri bianchi. Dallo storico partner Air France, con il celebre veto di Silvio Berlusconi, all’ipotesi Lufthansa, sempre di fatto osteggiata dalla ‘retorica anti-tedesca’, fino alla partita ancora aperta con Delta. Passando per la controversa, e molto poco redditizia, esperienza di Etihad. Tutte soluzioni che hanno dovuto pagare il dazio di operazioni, spesso maldestre, da parte della politica. La tentazione di forzare il mercato, per piegarlo a interessi di parte, ricorre nella storia degli ultimi dieci anni con una frequenza impressionante. Tra corsi e ricorsi che riportano in primo piano anche protagonisti che vengono dal passato.

Stando a quanto riporta Repubblica, Luigi Di Maio, vice presidente del Consiglio e ministro dello Sviluppo economico, avrebbe deciso di puntare su Riccardo Toto come socio italiano pronto a entrare nel capitale di Alitalia acquisendo il 20-30%. Anche in questo caso, come già avvenuto in passato, il motore della scelta di riserva va rintracciato nell’opportunità politica dell’opzione principale. Così come il nazionalismo berlusconiano (le città d’arte italiane penalizzate a vantaggio dei Castelli della Loira…) servì a far saltare l’opzione Air France, oggi la carta Toto serve a neutralizzare l’opzione Benetton (con Atlantia, attraverso Adr, gestisce l’hub di Alitalia) che, dopo la guerra aperta sul crollo del Ponte Morandi, mette in imbarazzo l’establishment Cinquestelle. L’operazione, in questi termini, rischia di centrare un obiettivo già noto al diario di bordo della compagnia aerea: sprecare risorse del Mef e delle Fs (i soggetti ‘pubblici’ coinvolti) e far scappare l’ennesimo partner industriale internazionale, Delta. Ancora una volta, secondo quanto riferiscono diverse fonti vicine al dossier, potrebbe essere la natura solo politica degli ultimi sviluppi a suggerire il passo indietro al colosso dei cieli americano.

Quello di Toto, peraltro, è un cognome che ricorre nella storia di Alitalia. Riccardo è figlio di Carlo, l’ex patron AirOne che fu acquistata da Alitalia Cai (la cordata di Roberto Colaninno e soci) proprio quando sfumarono le nozze con Air France e il governo Berlusconi puntò tutto sulla ‘soluzione italiana’. Durò poco e con risultati tali da suggerire un rapido disimpegno di tutti i soggetti accorsi a rispondere all’appello della politica. Oggi, lo schema rischia di ripetersi. Ancora una volta.

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