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Piano energia e clima troppo timido, innova solo Milano

Non bastano gli allarmi degli scienziati dell’IPCC, l’Intergovernmental Panel on Climate Change dell’Onu, e nemmeno la nascita di una stella globale che si batte contro il cambiamento climatico come la giovanissima Greta Thunberg: “Il Piano Nazionale Energia e Clima presentato dal Governo è troppo timido e insufficiente anche per i trasporti”, non permette diraggiungere gli obiettivi di riduzione dei gas serra del 33% al 2030 e la decarbonizzazione al 2050.

La qualità dell’aria nelle 14 città metropolitane italiane nel biennio 2017-2018 è lievemente migliorato ma gli sforamenti dei limiti normativi continuano e la mobilità sostenibile urbana non registra grossi passi avanti nonostante aumentino gli spostamenti a piedi e in bicicletta. Anzi il numero di auto e moto non smette di crescere. Torino è maglia nera d’Italia nel 2018 per la qualità dell’aria, Milano conferma la sua capacità di innovazione collocandosi al primo posto per il tasso di mobilità sostenibile, con il 48,3%.

Sono queste, in sintesi, le poco confortanti conclusioni di “MobilitAria 2019”, il report del Kyoto Club e dell’Istituto sull’Inquinamento Atmosferico del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR-IIA), in collaborazione con l’Osservatorio sulle Politiche per la Mobilità Urbana Sostenibile di Isfort, presentato nei giorni scorsi a Roma che analizza la situazione di Bari, Bologna, Cagliari, Catania, Firenze, Genova, Messina, Milano, Napoli, Palermo, Reggio Calabria, Roma, Torino e Venezia.

Analizzando la qualità dell’aria lo studio rileva che le concentrazioni medie di PM10 in diverse città hanno superato i limiti giornalieri ben oltre gli sforamenti concessi dalle normative UE (35 giorni l’anno): Torino è la peggiore con 89 giorni, seguita da Milano con 79, Venezia con 63, Cagliari con 49 e Napoli con 40. Se, invece, consideriamo il biossido di azoto (NO2), il superamento dei valori si registra a Torino, Milano, Roma, Reggio Calabria e Catania.

Per contenere l’inquinamento Palermo ha consolidato la Zona a Traffico Limitato (ZTL), Firenze ha annunciato la novità della Ztl estiva e Milano l’Area B, i due terzi della città dove saranno progressivamente eliminate le auto più inquinanti. Ad ottobre 2018 sono entrati in funzione i blocchi del traffico nelle città del bacino padano sulle base dell’accordo sottoscritto tra le Regioni Emilia Romagna, Lombardia, Veneto e Piemonte con il Ministero dell’Ambiente. Stabili nel biennio le aree pedonali e le piste ciclabili.

L’uso del trasporto pubblico locale – bus, metro e tram è aumentato a Bologna (+18%), Torino (+12%) e Cagliari (+9%)mentre Catania è ultima con un calo del 10%. La sharing mobility(l’uso condiviso dell’auto) cresce a Milano, Torino, Firenze, Roma, Palermo e Cagliari, sbarca a Bologna per la prima volta ma nelle altre città non decolla. Ma il dato veramente negativo e che non ci si aspetta arriva dall’indice di motorizzazione: dopo anni dicostante diminuzione è tornato a salire, sia nelle aree metropolitane che nelle città. Torino è la peggiore (+5%, 674 veicoli/1000 abitanti) seguita da Bologna (+3%, 531 veicoli/1000 abitanti).

“In questi anni c’è stato un lieve miglioramento della qualità dell’aria ma le città e le Regioni italiane sono troppo lente nelle azioni da intraprendere per affrontare traffico e congestione. Bisogna investire di più”, questo il commento di Anna Donati, coordinatrice del gruppo di lavoro sulla mobilità sostenibile delKyoto Club e di Francesco Petracchini, ricercatore del CNR-IIA.

Il report propone anche dati inediti dell’Osservatorio OPMUS-Isfort sulle caratteristiche della mobilità 2016-2017 e qui qualche buona notizia c’è: la mobilità a piedi e in bicicletta fa un balzo in avanti, il mezzo pubblico tiene e si riduce l’uso dell’auto, benché con oltre il 50% degli spostamenti resti il mezzo preferito dei cittadini metropolitani. OPMUS-Isfort introduce un nuovo indicatore, il tasso di mobilità sostenibile, che somma gli spostamenti a piedi, in bicicletta e con il mezzo pubblico, quelli a minor impatto ambientale. Tasso che non supera il 40% sia nella media delle città metropolitane che in quella nazionale, pur essendo cresciuto di quasi 5,5 punti nelle prime e di 8 punti nelle seconde.

A svettare su tutte è Milano, con il 48,3%, seguita da Genova con il 46,7%, Venezia con il 46,4% e Bari con il 44,1%. In fondo alla classifica Catania, Reggio Calabria e Messina. “Le città metropolitane del Nord, a cui si aggiunge Firenze – commenta Carlo Carminucci, direttore della ricerca di Isfort – si stanno muovendo verso un’organizzazione più sostenibile del trasporto mentre quelle del Sud, più Roma, appaiono in ritardo”

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