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Votare per avere meno rimpianti

Sono elezioni europee. In genere, meno sentite e meno vissute di quelle politiche. Un po’ per colpa di un’Europa mai compiuta fino in fondo, un po’ dei partiti incapaci di guardare lontano, un po’ della pigrizia degli elettori, poco appassionati alla politica comunitaria. Il voto di questa volta, però, ha un sapore diverso.

In Europa si gioca una partita importante. Da una parte ci sono le forze che nell’appartenenza europea continuano a sentire un elemento fondativo, identitario. Dall’altra, le forze che si riconoscono nei nazionalismi e che dell’Europa nella sua accezione comunitaria farebbero volentieri a meno.

Tutti dicono che l’Europa vorrebbero cambiarla. Uno dei nodi principali è distinguere tra chi la vorrebbe diversa, migliore. E chi, sostanzialmente, la vorrebbe ridimensionata. Senza nessun riferimento allo schieramento guidato da Emma Bonino, più Europa o meno Europa.

Poi ci sono le ricadute interne di un voto che viene percepito in Italia come un gigantesco sondaggio. Lo strano governo giallo-verde, nato e vissuto per un anno intorno a un contratto, è arrivato all’appuntamento con il 26 maggio logorato da una tensione continua. Chi ha firmato quel contratto, dopo aver battagliato con i propri legali, si trova oggi di fronte a un tribunale che sta per emettere la sua sentenza.

Dall’esito del voto dipenderanno gli equilibri su cui si dovrà ricostruire, o archiviare, un’esperienza di governo. Una delle peggiori campagne elettorali di sempre dovrà, in un senso o nell’altro, finire. C’è un Paese da governare in una fase di difficoltà economica: servono scelte nette, politiche che possano guardare oltre l’orizzonte ristretto della propaganda. Lega e Cinquestelle, e anche il Pd e Forza Italia, usciranno dalle urne ‘pesate’ e peseranno in base al consenso che riusciranno ad assicurarsi.

Più o meno Europa. Un governo più solido o una nuova crisi di governo. Queste elezioni europee sembrano destinate a lasciare il segno. Anche per questo, mai come in questa occasione, il principale nemico da combattere, prima ancora che il proprio avversario politico, è l’astensione. È quasi sempre una scelta di disinteresse, questa volta, potrebbe portare più rimpianti del solito.

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