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Visco: più poveri con Europa avversario

Saremmo stati più poveri senza l’Europa; lo diventeremmo se dovessimo farne un avversario”. È la considerazione con cui il Governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco sceglie di chiudere le sue Considerazioni Finali. Una scelta significativa, a pochi giorni dalle ultime elezioni europee, che argomenta con un’analisi puntuale delle motivazioni che lo spingono a ricordare come “l’appartenenza all’Unione europea è fondamentale per tornare su un sentiero di sviluppo stabile”.

Il Governatore non può citare direttamente interlocutori politici. E non lo fa. Ma quando dice, ricorrendo a una citazione di Elias Canetti, che “devono essere chiare le responsabilità da condividere, gli obiettivi da perseguire, gli strumenti da utilizzare, nella consapevolezza che, anche per chi risparmia, investe e produce ‘le parole sono azioni’ e che ‘nell’oscurità le parole pesano il doppio’” l’associazione con le esternazioni del vicepremier Matteo Salvini, capaci di riscaldare lo spread, viene naturale.

Proprio l’aumento dello spread, la scarsa crescita, la carenza di lavoro e il debito eccessivo sono i fattori che devono rimanere in primo piano per capire quali siano i rischi che il Paese sta correndo. Visco parte da un assunto che, come poche volte in passato, fa riferimento inequivocabile all’attuale dialettica politica: “addossare all’Europa le colpe del nostro disagio è un errore; non porta alcun vantaggio e distrae dai problemi reali”.

Eccoli, dunque, i problemi reali. L’Italia “risente di un ritardo tecnologico grave, frutto di una struttura produttiva frammentata e sbilanciata verso aziende che trovano difficoltà a crescere e innovare”. Non solo. “Subisce il peso delle distorsioni prodotte dall’evasione fiscale è quello del debito pubblico, che rende più costosi i finanziamenti per le famiglie, per le imprese e per le banche, oltre che per lo stesso Stato”. Ci sono poi “condizioni di costante incertezza” che “comprimono gli investimenti delle imprese e i consumi delle famiglie. Ne soffre il lavoro, cresce il disagio sociale”.

Uno scenario che può preludere a nuovi sviluppi negativi. “La possibilità che rischi macroeconomici tornino a investire un settore finanziario ancora in ritardo nell’adeguare la propria struttura è un elemento di vulnerabilità di cui bisogna essere consapevoli”. Per questo, “sostenere la crescita e allentare le tensioni sui mercati finanziari resta cruciale anche per garantire la piena funzionalità di quest’organo Vitale del sistema economico”.

Il Governatore non si ferma alla congiuntura e guarda oltre, focalizzandosi sul “rischio, implicito nelle tendenze demografiche, di un netto indebolimento della capacità produttiva del Paese e la prospettiva di una forte pressione sulle finanze pubbliche”. Queste prospettive, denuncia Visco che da sempre è particolarmente attento al capitale umano, “sono rese più preoccupanti dall’incapacità del Paese di attirare forze di lavoro qualificate dall’estero e dal rischio concreto di continuare anzi a perdere le nostre risorse più qualificate e dinamiche”.

Il Governatore passa quindi a una dettagliata descrizione delle priorità che la politica economica dovrebbe mettere in campo. “Una composizione del bilancio pubblico più orientata verso misure a sostegno del lavoro e dell’attività produttiva, una strategia rigorosa e credibile per la riduzione dell’incidenza del debito pubblico, un disegno di riforme strutturali di ampio respiro, volto a rimuovere gli ostacoli di natura burocratica e amministrativa alla concorrenza, agli investimenti in capitale fisico e in capitale umano possono contribuire a un ritorno a tassi di crescita più elevati e ristabilire la fiducia nel mercato dei titoli pubblici”.

Le risorse necessarie possono arrivare anche dall’emersione dell’economia sommersa. “Un’efficace azione di contrasto dell’evasione, nell’ambito di un’ampia riforma fiscale, potrà facilitare questo processo”.

Visco sostiene poi che vada “favorito in tutti i modi l’aumento dei tassi di partecipazione al mercato del lavoro, prolungando l’attività in linea con l’aumento dell’aspettativa di vita ed eliminando gli ostacoli al lavoro femminile”. Va anche “recuperato pienamente allo sviluppo del Paese il Mezzogiorno”.

Il Governatore chiama in causa ovviamente il Governo, perché “alla politica economica spetta il compito di definire la cornice normativa, fornendo incentivi adeguati e rimuovendo i freni all’attività produttiva”. Ma, aggiunge con altrettanta chiarezza, “sta alle imprese cogliere le occasioni che offrono il mercato e la tecnologia, essere pronte a crescere”. E le banche, tutti gli intermediari finanziari, “dovranno essere in grado di appoggiare con prudenza, ma anche con sagacia, questo processo”. La conclusione del ragionamento lascia pochi alibi a tutti: “serve uno sforzo corale, la partecipazione di tutti, lungo una direzione di marcia che la politica deve indicare con chiarezza”.

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