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Logistica, Confetra all’attacco dell’Autorità dei trasporti

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Non c’è pace per l’Autorità di regolazione dei trasporti, finita a più riprese nel mirino delle aziende che dovrebbe, o pretende, di regolare. E che l’hanno in più occasioni trascinata davanti ai giudici amministrativi, contestando la legittimità delle sue decisioni. L’ultima, e più clamorosa protesta, ha come protagonista Confetra. La Confederazione generale italiana dei trasporti e della logistica, che associa 60mila imprese con 500mila addetti, ha pubblicamente annunciato che diserterà la presentazione della relazione annuale in programma il 25 giugno alla Camera.

Motivazione? “La situazione non è più sostenibile. Mai avremmo pensato di giungere a questo punto ma non parteciperemo a questo rito che giunge a valle di un anno davvero negativo nelle relazioni tra l’Autorità e il sistema delle imprese che rappresentiamo”, per usare le parole dell’infuriato presidente Nereo Marcucci.

Non si è ancora spenta l’eco delle polemiche con i concessionari autostradali, che da mesi negano legittimità ai nuovi criteri di definizione delle tariffe e si appellano ai tribunali, che arriva questa nuova raffica di accuse all’operato dell’Autorità.

La contestazione di Confetra riguarda il tentativo di ART di assoggettare ai suoi poteri e alla sua regolazione – e quindi pretendere il pagamento dello 0,6 per mille del fatturato come contributo al suo funzionamento – imprese che per la loro natura e per i settori di mercato in cui operano non dovrebbero essere toccate. “Sono anni che ART tenta, invano, di estendere i propri poteri regolatori su categorie del tutto escluse dalle funzioni che le ha affidato la legge istitutiva – argomenta Marcucci – Abbiamo vinto ricorsi in tutte le sedi amministrative, addirittura fino a un pronunciamento della Corte Costituzionale a noi favorevole”.

ART è nata per regolare l’utilizzo di infrastrutture rese in concessione dallo Stato in regime di monopolio naturale e garantire pari opportunità di accesso alle imprese di trasporto nei mercati liberalizzati (per esempio la rete ferroviaria nazionale, le autostrade, il trasporto pubblico locale). “Tra queste non possono certo rientrare porti o interporti, meno che mai terminalisti portuali o imprese ferroviarie private”, sostiene Marcucci.

Nei mesi scorsi il decreto legge Emergenza Genova ha aggiunto elementi di contenzioso (vedasi la battaglia dei concessionari autostradali). “Ora l’ART si pone l’obiettivo di assoggettare a regolazione anche imprese logistiche che con le infrastrutture non hanno proprio niente a che fare, e addirittura gli autotrasportatori solo perché caricano o scaricano merci in porto”. Marcucci stigmatizza le decine di lettere inviate dall’Autorità a imprese di spedizioni internazionali e addirittura ad agenzie marittime e raccomandatarie.

“Ora basta – intima il presidente di Confetra – Va sciolto l’equivoco di fondo: ART non può svolgere la sua funzione a carico di una tassa aggiuntiva che le imprese devono pagare. È un abominio che non ha simili in Europa e che spinge l’Autorità a improprie invasioni di campo business oriented”. Invasioni che, secondo la Confederazione, farebbero entrare nelle casse dell’ART ben 20 mln di euro in più, togliendoli dalle tasche di imprese e lavoratori: “l’Autorità ha quasi assunto le dimensioni di un secondo ministero dei Trasporti, passando in due anni da 85 a 180 unità”.

L’ultimatum delle imprese di logistica si conclude con un appello: “ci appelliamo al Presidente del Consiglio Giuseppe Conte, al nostro Ministro di riferimento Danilo Toninelli, al Ministro Luigi Di Maio, al Parlamento tutto, affinché attuino quanto richiesto con numerosi o.d.g. parlamentari che li vincolavano a verificare il modo di operare di ART”.

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