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La Fed taglia i tassi per la prima volta dal 2008

Per la prima volta dalla crisi del 2008 la Federal Reserve taglia i tassi di interesse. E a chi sospetta che le costanti pressioni del presidente Usa Donald Trump sulla Fed possano avere giocato un ruolo in questa partita, la risposta secca di Jerome Powell è che “la Fed nelle sue considerazioni non include la politica”. Il taglio di un quarto di punto, dunque, è “un’assicurazione contro i rischi al ribasso”, sottolinea Powell, e non una mossa per accontentare Trump.

Wall Street, dopo una iniziale reazione quasi muta, con una lieve virata al ribasso, accentua le perdite accusando cali superiori all’1,5%. A pesare sono proprio le parole del presidente della Fed che, in qualche modo, sembrano raffreddare la disponibilità della banca a nuovi interventi come invece trapelato del comunicato diffuso al termine della riunione. Un comunicato in cui la Fed annuncia una riduzione del costo del denaro in una forchetta fra il 2 e il 2,25% e si impegna ad agire in modo appropriato a sostegno della ripresa. Una frase da colomba che segnala la disponibilità della banca centrale a un ulteriore allentamento della politica monetaria per schermare la ripresa americana dai rischi.

Ma nel mezzo della conferenza stampa seguita alla riunione, Powell gela le attese: il taglio è un “aggiustamento di metà ciclo, non segnala l’inizio di un ciclo di allentamento monetario” dice. Per Wall Street è una doccia gelata: il Dow Jones arriva a perdere 478 punti in pochi minuti, mentre il Nasdaq sfiora perdite del 2%.

Incalzato per ottenere chiarimenti, il presidente della Fed poi corregge il tiro: “questo non è l’inizio di una lunga serie di tagli” ma “non ho detto” che questo è “un taglio unico”. Insomma – precisa – “questo non è l’inizio di un lungo ciclo di tagli ma la Fed potrebbe ridurre ancora” il costo del denaro. Wall Street con il chiarimento recupera solo in parte delle perdite, e chiude in rosso con calo sopra all’1%.

La decisione di tagliare i tassi è stata presa “alla luce delle implicazioni che gli sviluppi globali hanno sull’outlook” americano e dell’inflazione debole, “sotto il 2%”, spiega la Fed che, mostrandosi colomba, comunica che dall’1 agosto – ovvero con due mesi di anticipo rispetto alle attese – verrà sospeso il processo di riduzione del bilancio.

“Continueremo a monitorare le implicazioni dei dati economici sull’outlook e agiremo come appropriato a sostegno dell’espansione” assicura la Fed, individuando nella debole crescita economica globale, nelle tensioni commerciali che continuano a bollire e nelle pressioni deflazionistiche mondiali le principali incertezze. “L’outlook per l’economia americana resta favorevole”, aggiunge. “Monitoriamo i rischi al ribasso” osserva ancora Powell, ammettendo che “il raggiungimento dell’obiettivo del 2% potrebbe slittare“.

La decisione di tagliare i tassi non è stata presa all’unanimità: i presidenti della Fed di Kansas City e Boston, rispettivamente Esther George ed Eric Rosengren, hanno votato contro la decisione. Avrebbero preferito lo status quo. Le loro voci e la loro contrarietà a un taglio dei tassi non è isolata: gli analisti e gli osservatori si sono spaccati sull’attesa riduzione del costo del denaro. Molti la ritengono ingiustificata alla luce della forza dell’economia americana. E peggio ancora molti la ritengono un regalo della Fed a Donald Trump, che da mesi è in pressing per un taglio del costo del denaro.

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