Chiunque abbia parlato, almeno una volta, con Teresa Bellanova può capire ancora meglio quanto sia fuori luogo ogni considerazione sul suo titolo di studio. Per una sola ragione, semplice. Teresa Bellanova è una donna competente, che nella sua lunga storia personale, prima sindacale e poi politica, ha messo insieme un’esperienza e una capacità di affrontare i problemi che le dovrebbero invidiare buona parte dei suoi interlocutori. Non serve neanche la retorica, pure corretta, della bracciante che è diventata ministro. Teresa Bellanova non va difesa, va lasciata lavorare. Come ha fatto nella sua precedente esperienza di governo. Prima al ministero del Lavoro e poi al Mise, da viceministro, ha lavorato (termine che ricorre volutamente, perché non altrettanto adatto a descrivere altre esperienze politiche) tutti i giorni. Ha gestito, in particolare, i tavoli sulle crisi aziendali. Trattative, mediazioni, relazioni difficili e il tentativo di trovare soluzioni. Chi ha seguito quelle vertenze può sicuramente raccontare di aver trovato in Teresa Bellanova un rappresentante delle istituzioni degno del suo ruolo, capace spesso di andare oltre, di spendersi anche personalmente pur di ottenere un risultato. Oggi, al ministero dell’Agricoltura, farà lo stesso. Lavorare, seriamente. E’ quello che sa fare e che ha sempre fatto, a differenza di altri. Con la terza media e una competenza che può aiutare questo Paese a fare qualche passo in avanti.