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Bio-on, ai domiciliari il presidente del cda. Titolo sospeso

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Il presidente del consiglio di amministrazione, Marco Astorri, agli arresti domiciliari; al vicepresidente Guido Cicognani e al presidente del collegio sindacale, Gianfranco Capodaglio, due misure cautelari interdittive del divieto di esercitare uffici direttivi di persone giuridiche. Sono questi i vertici di Bio-on coinvolti nell’operazione ‘Plastic Bubbles’ della Guardia di Finanza e della Procura di Bologna che ha disposto anche a un sequestro preventivo di beni per 150 milioni.

In tutto sono indagate 9 persone, fra amministratori, sindaci, direttore finanziario e revisore. I reati contestati sono false comunicazioni sociali e manipolazione del mercato. La vicenda di Bio-on rischia di trasformarsi in un nuovo caso di ‘risparmio tradito’, con oltre un miliardo di euro di capitalizzazione bruciata da quando il Fondo Quintessential ha accusato la società fondata da Marco Astorri e Guido Cicognani di essere una sorta di “Parmalat” e di fondarsi su un modello di business vuoto e truffaldino.

Il Siti, Sindacato Italiano per la Tutela dell’Investimento e del risparmio di Milano, in una nota, “chiama a raccolta tutti gli azionisti (e gli ex azionisti che siano usciti in grave perdita) al fine di consentire loro di usufruire della propria iniziativa di tutela, tesa alla costituzione di parte civile nel procedimento penale per il risarcimento del danno, e delle ulteriori iniziative che sarà necessario adottare per salvaguardare, per quanto possibile, il proprio investimento ed al contempo, se possibile, il futuro della società”.

Il 9 luglio del 2018 il titolo Bio-on, quotata sul mercato Aim di Borsa Italiana, è arrivato a toccare i 70 euro, il suo massimo di sempre, attribuendo alla società una capitalizzazione ‘monstre’ di 1,3 miliardi, tutta fondata sulle prospettive future della società e delle sue bioplastiche. Prima della sospensione disposta oggi da Borsa Italiana (i titoli di Bio-on “sono sospesi dalle negoziazioni” e “seguiranno comunicazioni”), il titolo era già crollato a 10,4 euro, e il valore della società a poco meno di 200 milioni. Che potrebbero presto evaporare se la magistratura dovesse avvalorare le accuse di Quintessential. Il 61% della società, si legge sul sito della società è in mano ad Astorri e Cicognani, sia direttamente sia attraverso al società Capsa, il 2% è di Felofin (Kartell) mentre il 37% è sul mercato.

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