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Dal 2021 stop all’Iva agevolata per l’ecommerce dalla Cina

Fino ad oggi l’hanno sicuramente fatta franca in milioni di consumatori. La busta da lettera con dentro il prodotto acquistato in Cina, non è sicuramente finita nelle maglie della dogana e soprattutto dell’Iva. Data la soglia dei 22 euro di franchigia la quantità di acquisti fatti in Cina che sicuramente hanno superato la frontiera senza essere bloccati, è stata enorme, forse eccessiva visto che l’Unione europea, cointeressata a quel gettito da cui trae risorse, alla fine si è svegliata. Dal 2021 come si legge nell’analisi di mercato condotta dall’Agcom, l’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni, sui mercati della spedizione e consegna pacchi, le maglie si stringeranno anzi, scompariranno del tutto.

L’Autorità, nel suo documento, ricorda che l’Unione europea recentemente ha approvato la Direttiva n. 2455 che modifica la disciplina Iva del commercio elettronico diretto e indiretto. La Commissione ha rimosso l’esenzione de minimis, stabilendo che, a partire dal 2021, l’Iva sulle vendite di prodotti ecommerce si applicherà nello stato europeo ultimo di destinazione a tutte le spedizioni di valore intrinseco non superiore ai 150 euro”. Per quelle di valore superiore sarà “richiesta una dichiarazione doganale completa al momento dell’importazione”.

Evidentemente i controlli fatti dalle poste non bastavano più e la Ue ha anche voluto frenare l’invasione di prodotti cinesi. Come ricorda l’Agcom, “molti beni di modico valore acquistati online vengono inviati attraverso prodotti di corrispondenza sui quali gli operatori postali in genere effettuano un controllo a campione che, comunque, non consente loro di effettuare i dovuti controlli doganali”. Una situazione che vale anche per l’Italia e che la ora Ue vuole superare. Anche l’Agcom registra che, nel 2018, il primo paese per traffico transfrontaliero in entrata in Italia è la Cina, con quasi 28 milioni di pezzi, seguita dalla Germania, Regno Unito, Benelux e Spagna. La Cina è al primo posto già dagli anni precedenti. Tutta colpa di una serie di circostanze favorevoli al gigante asiatico.

Anche in Italia, come in molti altri paesi europei, la maggior parte degli articoli ecommerce provenienti dalla Cina è spedita attraverso la posta tradizionale in quanto molti beni dell’ecommerce hanno peso e dimensioni compatibili con quelli di una lettera. Dal momento che il costo di spedizione di una lettera è più basso di quello di un pacco, i servizi di posta tradizionale sono molto competitivi. Nelle spedizioni in ingresso, inoltre, agisce il meccanismo delle terminal dues, che accentua ulteriormente il vantaggio di prezzo dei servizi postali provenienti dai paesi del sud est asiatico, in particolare dalla Cina. Si tratta di una tariffa scontata che in base agli accordi internazionali viene riconosciuta, per le consegne nei paesi di arrivo, ai paesi meno sviluppati da accordi internazionali.

Poste italiane e gli altri operatori europei ora dovranno cambiare: “Si dovranno attrezzare per affrontare l’abolizione dell’esenzione de minimis Iva”. Da un lato, spiega l’Agcom, l’abolizione della esenzione dal minimo consentirà di tassare e assoggettare a controllo doganale molti più beni rispetto alla situazione attuale, dall’altro lato, gli operatori postali dovranno sostenere ingenti investimenti per poter assolvere a tutti gli adempimenti addizionali richiesti. Che ovviamente dovranno essere spesati sul prezzo.

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