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L’effetto Covid-19 affonda la logistica italiana

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L’effetto Covid-19 affonda la logistica italiana: è con queste, poche, lapidarie parole che Confetra, la Confederazione dei trasporti e della logistica, e con un numero, 18 miliardi di mancati ricavi, sintetizza l’esito della sua ricognizione flash tra le imprese e le associazioni di categoria. E non è tutto: se non si mette riparo alla devastazione prodotta dalla pandemia di coronavirus sul settore – quasi 100 mila imprese, 1,5 milioni di addetti, 85 miliardi di fatturato nel 2019, il 9% del PIL – si rischia di minare la ripresa dell’intero Paese.

“Queste attività – scrive la Confederazione – come dimostrato anche in questa drammatica crisi, rappresentano il tessuto connettivo dell’economia nazionale, dei consumi, degli approvvigionamenti, degli scambi, dell’import e dell’export”. “Se questa rete dovesse collassare – rincara il presidente, Guido Nicolini – non c’è ripresa che tenga”.

Dal campione di imprese intervistate dal Centro Studi Confetra insieme a Randstad Research Ufficio studi di Randstad Italia emerge che nei primi due mesi del 2020 la contrazione media dei volumi movimentati è tra il 35% e il 45%. Nel cargo ferroviario, mentre l’intermodale sta mantenendo volumi invariati, altrettanto non può dirsi del trasporto convenzionale a treno completo che dal lockdown registra un -50% di merce movimentata. Analogo l’andamento del cargo aereo, che nel mese di marzo è crollato tra il 40% e il 50%, rispetto a febbraio, quando già aveva risentito del blocco dei traffici da e per la Cina. I corrieri e l’attività di consegna ultimo miglio da metà marzo hanno segnato picchi di contrazione del -70%.

Discorso a parte meritano i terminal portuali: se i passeggeri – sia crocieristi che di transito – hanno azzerato i passaggi, le merci registrano andamenti fortemente differenziati a seconda delle diverse aree geografiche: nella movimentazione dei container il Nord Adriatico ha avuto dei cali nell’ordine del 20% mentre per il Tirreno Centro-Settentrionale ci si è fermati tra il -10% e il -15%. Buona parte di questi volumi, però, erano in giacenza: il rallentamento dei traffici provocato dai lunghi tempi di percorrenza, produce ritardi intorno al 20-30% dei vettori marittimi.

Secondo le imprese intervistate gli ostacoli maggiori che hanno incontrato sono stati la difficoltà nel reperire dispositivi di protezione individuale quali mascherine e guanti (oltre il 45%), nel bilanciare i carichi con conseguenti viaggi in perdita e la chiusura dei magazzini di destinazione delle merci (il 35%). Gli spedizionieri denunciano anche l’incertezza dei tempi di percorrenza, la congestione e i blocchi alle frontiere, la crisi di liquidità legata ai crediti insoluti.

Di fronte a questa debacle è necessario “reagire subito”: questa la parola d’ordine lanciata da Confetra, diventata il titolo del documento presentato qualche giorno fa alla ministra delle Infrastrutture e Trasporti, Paola De Micheli, perché “la pandemia economica rischia di fare più danni di quella sanitaria” dato che su base annua il Centro Studi della Confederazione prevede una contrazione dei volumi tra il 20 e il 25%. Se l’interscambio commerciale dell’Italia con il resto del mondo fletterà di circa 150 miliardi di euro, come da proiezione, equivarrebbe a circa 90 milioni di tonnellate di merci movimentate tra import ed export, l’equivalente di 18 miliardi di fatturato per l’intero settore.

“Da settimane lavoriamo sostanzialmente in perdita – denuncia ancora il presidente Nicolini -, a costi fissi immutati ma mediamente al 25-30% dei volumi. Noi non potevamo ‘restare a casa’, ma ora serve una massiccia iniezione di liquidità attraverso strumenti diretti ed attivabili nel giro di pochi giorni, non settimane, per tenere in piedi il settore”. Tre le proposte principali avanzate al governo: la riduzione flat del 40% del cuneo fiscale per i prossimi 20 mesi, la possibilità di incassare subito il 50% delle fatture inevase senza oneri tramite la Cassa depositi e prestiti, la costituzione di un Fondo nazionale per ristorare le imprese che dimostrino un gap di fatturato tra il periodo dell’emergenza e del lockdown 2020 rispetto allo stesso periodo del 2019.

“E’ un pacchetto di misure che ha bisogno di coperture pari a 9 miliardi di euro e parliamo solo della logistica e del trasporto merci – specifica il presidente di Confetra -. Ci auguriamo che il governo metta a punto un provvedimento che preveda l’impiego di risorse sufficienti a mettere davvero in moto la ripresa”.

Tornando al campione di imprese sondate, l’89% suggerisce sgravi contributivi a chi manterrà i livelli occupazionali precedenti mentre, più in particolare, le imprese di autotrasporto ritengono utile sospendere i divieti di circolazione domenicali e festivi per i viaggi nazionali e la sospensione dei pedaggi autostradali, e gli spedizionieri sottolineano l’importanza della riduzione dei controlli sulla merce (fatte salve le specifiche esigenze investigative e sanitarie) e l’accelerazione nel processo di digitalizzazione.

Quanto alle aspettative post crisi l’autotrasporto mostra un maggiore ottimismo per il futuro, con una quota significativa di operatori che pensa ci possa essere una ripresa veloce; più pessimisti gli spedizionieri, con oltre il 57% che si aspetta un “dopo” con meno attività.

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