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Coronavirus, la protesta dei parrucchieri #concertodiphon

Sono fermi da quasi due mesi e saranno gli ultimi a riaprire. Sono considerati ancora un rischio troppo alto da correre. I parrucchieri sono tra le categorie più colpite dalla crisi del Coronavirus e rischiano di vivere la ‘fase2’ da spettatori ancora per settimane. Per questo, hanno scelto di far sentire la loro voce. Per spiegare che sono in grado di assicurare le misure di sicurezza che servono.

 

Mascherine, schermi di plexiglass, disinfettanti, guanti e camici usa e getta. Ovviamente, distanze adeguate. Sono pronti a ripartire aggiungendo a forbici, spazzole e phon, tutto quello che serve a fornire un servizio ‘pulito’, senza rischio contagio.

 

Oggi, uno di loro, il titolare di ParideEmme, negozio del centro di Roma, si è fatto promotore di una mobilitazione che potrebbe montare in tutta Italia. “Il danno economico accumulato finora è incalcolabile ma il peggio deve ancora venire”, dice Paride Matarazzo, intervistato per la trasmissione Coffee Break di La7. I parrucchieri, aggiunge, chiedono semplicemente di poter lavorare: come e quanto sarà possibile, ma chiedono di farlo da subito. “Siamo pronti a lavorare di domenica, ad allungare l’orario, ma la data del 1 giugno è completamente sbagliata”.

 

 

Insieme alle parole, anche i gesti simbolici. Paride Matarazzo presenta il ‘Partito del capello italiano’ offrendo al premier Giuseppe Conte la tessera numero uno. E lancia un flash mob per tutta la categoria. Il 4 maggio, alle 10, phon accesi in tutti i parrucchieri per far sentire la propria voce. L’hashtag #concertodiphon promette di sostenere una mobilitazione che punta a farsi ascoltare.

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