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Coronavirus, Politi: Italia paga costi non decisioni

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La pandemia sta provocando una crisi della domanda e dell’offerta di dimensioni “scioccanti”. Una crisi che secondo Alessandro Politi, direttore della NATO Defense College Foundation, sarà “la più grave, per le conseguenze socio-politiche ed economiche, che la Repubblica ha affrontato dall’8 settembre” del 1943, data che nella memoria collettiva rimanda a uno dei momenti più tragici della storia nazionale. Che cosa è cambiato da allora? Anzitutto, “i cittadini italiani, che finora hanno fatto la differenza, perché cittadini di una repubblica e non sudditi” e, forse, lascia intendere Politi, potrebbero farla ancor di più in futuro.

 

Politi è uno dei nostri analisti politici globali più autorevoli: oltre 30 anni di esperienza nel rischioso esercizio della previsione strategica dei trend per fornire, sulla base di dati contestualizzati e percezioni diffuse, scenari prospettici sui quali il decisore dovrebbe tarare la sua azione. Tanto per intenderci, è stato anche uno dei pochissimi ad aver anticipato correttamente in Italia, nel 2006, la portata dello tsunami economico in arrivo dagli USA, sulla scia della crisi dei subprime. Oggi, in un incontro via Zoom su “Scenari Mondiali dopo la Pandemia”, ricorda che il Covid-19 si è materializzato in un’economia globale che non è più tornata forte come prima del crack di Lehman Brothers. Da allora, “le interconnessioni tra le economie sono le stesse, il debito mondiale ha ripreso a crescere e il sistema finanziario è sostanzialmente invariato”. “In soli tre mesi – continua – sono stati impiegati tutti gli strumenti e gli stimoli adoperati in tre anni d’interventi per uscire dalla crisi del 2006-2009. E stiamo lo stesso andando verso una recessione che potrebbe diventare una depressione globale senza precedenti”. Nonostante la letalità relativamente contenuta, “il virus sta creando qualcosa di scioccante, una crisi della domanda e dell’offerta globale mai vista prima”. Dal punto di vista strategico, “la pandemia – a differenza degli stress test bancari – sta sottoponendo il mondo a uno stress vero, che mette a nudo tutte le faglie su cui si scaricano le tensioni globali. Le conseguenze saranno importanti e si rifletteranno sia sulla diffusione dei sistemi democratici, che sulla tenuta della globalizzazione e del multilateralismo”.

 

E in Italia?La nostra democrazia sta tenendo, anche se il Covid alimenta ovunque un’ondata che, sotto etichette di populista o sovranista, favorisce senz’altro approcci autoritari. Abbiamo un governo che ragionevolmente ha fatto ciò che poteva fare, sulla base della qualità politica delle persone che siedono a Palazzo Chigi e del Parlamento che lo esprime. L’Italia si trova in una situazione estremamente critica, alle prese con un fattore virus che né il nostro governo, né gli altri governi del mondo possono controllare”.

 

Nonostante i ritardi delle risorse destinate a famiglie e imprese, i tentativi di polarizzare ancor di più il Paese soffiando sul fuoco, e il senso d’impotenza nei confronti del virus, “il nostro governo – evidenzia Politi – non è mai stato lasciato solo dalla popolazione. Un dato importante che non è stato sempre colto in pieno. E la maggioranza degli italiani si è dimostrata molto più disciplinata di quanto gli stessi osservatori stranieri erano disposti a credere”. Certo, ammette, “oggi stiamo pagando i veri costi della politica, che non sono i costi dei parlamentari, ma i costi delle non decisioni” e, precisamente, delle decisioni annunciate in tv che non si traducono nella realtà. Non a caso Politi ci ricorda il monito confuciano che “Quando le parole perdono senso, le persone muoiono”.

 

Rischiamo un’altra guerra civile? Le guerre civili hanno bisogno di motivi seri per esser combattute e l’Italia storicamente ne ha avuti per secoli, dalla Roma antica all’8 settembre insieme alla guerra di Liberazione, ma ora non ne scorgo. Esistono delle paure, che parlano e che è giusto analizzare, perché il Covid in Italia ha senz’altro messo in evidenza delle faglie, di cui alcuni intellettuali registrano il rancore di alcuni gruppi della popolazione. Ma gli italiani hanno anche grandi capacità di recupero e in questo momento stanno esprimendo una straordinaria unità”.

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