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Coronavirus, adesso siamo tutti della stessa generazione

Covid

L’esperienza che abbiamo vissuto e quella che vivremo nei prossimi mesi a causa del coronavirus ci cambieranno profondamente, fino a cancellare i confini tra le diverse generazioni.

 

Campo di battaglia, Re Riccardo sta perdendo lo scontro con le truppe del conte di Richmond, e ormai morente pronuncia la celebre frase: Un cavallo! Un cavallo! Il mio regno per un cavallo! Shakespeare non poteva saperlo, ma le parole che ha messo in bocca allo sventurato sovrano erano la perfetta sintesi di come funziona il valore sul mercato. Di fronte alla morte certa nulla gli appariva più necessario di un veloce destriero, neppure la sua corona. Il valore finale di una offerta, qualsiasi essa sia, un prodotto, un servizio, viene determinata dal consumatore. Il valore (come la bellezza) sta negli occhi di chi guarda. Solo l’individuo può decidere a cosa rinunciare (denaro, tempo…) per acquisire quel valore. Tutti i prodotti e tutti i servizi possiedono elementi di soggettività e di oggettività che concorrono a determinarne il valore.

 

Un cavallo! Un cavallo! Il mio regno per un cavallo!

William Shakespeare, Riccardo III, atto V scena IV

 

Gli psicologi hanno stabilito che noi esseri umani agiamo, e quindi attribuiamo valore, a quattro livelli: fisico, intellettuale, emozionale e spirituale:

 

 

  • Fisico, sperimentazione attraverso i sensi.
  • Intellettuale, apprendimento attraverso le competenze, elaborazione di preferenze.
  • Emozionale, manifestazione di affettività, amore, amicizia.
  • Spirituale, “tutto ciò che ci tocca nel profondo”: senso di bellezza, arte, creatività e consapevolezza di sè.

 

 

L’esperienza che abbiamo vissuto e quella che vivremo nei prossimi mesi di convivenza con il coronavirus come cambierà la percezione del valore che attribuiamo agli elementi che costituiscono la nostra vita: al tempo, alle relazioni, ai prodotti, ai servizi? Valore e attenzione vanno a braccetto: prestiamo sempre più attenzione a ciò che giudichiamo più di valore.

 

 

Sintonizzarsi con le persone. La “banale” considerazione per rafforzare una relazione.

 

 

Qualsiasi azienda che riesca a sintonizzarsi con il livello “emozionale” e/o spirituale delle persone/clienti non fa altro che rafforzare il proprio valore ai suoi occhi. Supponiamo che un cliente abbia un figlio diabetico. Il prodotto A va benissimo, ma il prodotto B dona una parte dei suoi ricavi alla associazione per la ricerca delle cure contro il diabete, per cui il cliente compra il prodotto B. Anche se il prodotto A viene migliorato è molto probabile che il cliente continui a comprare il prodotto B, perché preferisce continuare ad acquistare dalla azienda con cui ha instaurato un vincolo emotivo. Il modo migliore per costruire una relazione duratura di questo tipo con le persone è fare riferimento ai loro valori e promuovere una causa che conta nella loro vita.

 

 

Ora tutte le strategie che le aziende avevano approvato nei loro piani industriali solo due mesi fa con il coronavirus devono essere totalmente riviste semplicemente perché i destinatari dei loro prodotti e servizi hanno totalmente cambiato scala valoriale, quindi non acquisteranno più come prima.

 

 

Oggi si parla molto di “nuova normalità” ma è chiaro che nessuno sa veramente in cosa consista o quantomeno in cosa si manifesti. Già prima dell’emergenza sanitaria la “normalità” cambiava a velocità esponenziale, la percezione del cambiamento era bassa e veniva attribuita sostanzialmente al fatto di appartenere alle generazioni x, y, z. Ciò che era normale per una generazione non lo era per un’altra (ciò che è normale per noi non lo è per i nostri genitori e per i nostri nonni e ciò che è normale per i nostri figli non lo è per noi).

 

 

E ora? Praticamente è come se le generazioni non esistessero più. Siamo tutti nella stessa generazione, anche i nonni, tutti accomunati da un nuovo sistema valoriale. Tutti digitali, tutti distanti ma con brama di prossimità, tutti proiettati all’oggi e meno al domani, tutti più fragili, tutti più vogliosi di merito e competenza a discapito di opportunismo e cinismo, tutti più consapevoli di non essere i padroni di questa terra ma solo ‘ospiti’, tutti più vogliosi di reagire per costruire un mondo migliore o, meglio, salvare quello che abbiamo perché abbiamo capito che è qualcosa di prezioso e soprattutto unico. Dobbiamo partire da questa nuova consapevolezza che definisce i confini ancora sfumati della “nuova normalità” per riscrivere un nuovo capitolo della nostra esistenza.

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