Cerca
Close this search box.

Il piano di Conte non sia un libro dei sogni

Una serie di obiettivi ambiziosi, tutti condivisibili nei titoli: sviluppo sostenibile, semplificazioni, riforma fiscale. Un recovery plan che sfrutti “l’occasione storica” delle risorse che saranno messe a disposizione dal Recovery Fund della Commissione Ue. Ma il rischio in questi casi è quello di scrivere ‘un libro dei sogni’. Il premier Giuseppe Conte, lanciando la fase 3, quella della ricostruzione post Coronavirus, dice una cosa importante: “Questa crisi deve essere un’occasione per superare i problemi strutturali e ridisegnare il Paese”. È la stessa linea sostenuta con fermezza dal Governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco nelle sue Considerazioni Finali.

 

La vera sfida è farlo però senza perdere tempo e, soprattutto, senza perdere di vista le priorità. Ci sono urgenze assolute, e riguardano la tenuta del sistema produttivo e del mercato del lavoro. Lo schema proposto, quello degli ‘Stati generali dell’Economia’ propone una consultazione larga con “tutti gli attori del sistema Italia”, e anche con le parti sociali e con “singole menti brillanti”. Sembra un gigantesco concorso di idee. Anche utile, in teoria. Ma non c’è margine per iniziare un balletto di proposte e contro proposte che non porti a decisioni immediate.

 

Conte è piuttosto esplicito quando risponde a una domanda sulle critiche arrivate dal presidente di Confindustria Carlo Bonomi: quando ha detto che la politica può fare più danni del Covid “ha usato un’espressione infelice, che rimando al mittente”, dice, per poi aggiungere: “Sono certo che Confindustria porterà progetti lungimiranti e non solo richieste di riduzione di tasse”. Il punto è proprio questo. Confindustria, e soprattutto le imprese che rappresenta, devono fare la loro parte, guardando anche alle proprie responsabilità. Così come devono fare il loro le altre parti sociali e le forze politiche. Il Governo, però, deve fare la sua parte fino in fondo, deve prendere decisioni e deve difenderle, se sono decisioni in cui crede.

 

Servono scelte, perché come dice lo stesso premier, sulla capacità di “saper spendere bene i soldi si misurerà la forza del governo e del sistema Italia”. Conte insiste su un altro concetto. La somma che arriverà dall’Europa “non potrà essere considerata un tesoretto per il governo di turno”. Giusto anche questo. Resta però il fatto che deve essere il governo di turno, questo governo fin quando sarà in carica, ad affrontare una crisi destinata a inasprirsi settimana dopo settimana, come evidenziano tutti i dati a disposizione.

 

Conte mostra di esserne consapevole. “Dobbiamo fare i conti con l’emergenza economica e sociale. Ci rendiamo conto dei ritardi, ci rendiamo conto che ci stiamo confrontando con una legislazione che non era affatto pronta a erogazioni così generalizzate. Di questi ritardi ho chiesto già scusa e stiamo intervenendo per pagare più velocemente bonus e ammortizzatori sociali”.

 

Per questo, gli ‘Stati generali dell’Economia’ servono solo se saranno capaci di produrre proposte operative, soluzioni ai problemi. E non un libro dei sogni.

 

ABBIAMO UN'OFFERTA PER TE

€2 per 1 mese di Fortune

Oltre 100 articoli in anteprima di business ed economia ogni mese

Approfittane ora per ottenere in esclusiva:

Fortune è un marchio Fortune Media IP Limited usato sotto licenza.