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Il 4 luglio, la piazza del centrodestra e le sedie vuote

La fotografia di Piazza del Popolo, questa mattina, dice molto. Una manifestazione molto più rispettosa delle regole e della convivenza civile, con quel distanziamento clamorosamente ignorato il 2 giugno. Ma anche sedie vuote, spazi larghi, meno partecipazione di quella attesa dai leader del centrodestra. E tre proposte politiche diverse ma messe insieme da uno slogan comune: torniamo alle urne. Anche se le parole e i movimenti di Silvio Berlusconi lasciano pensare che Forza Italia possa lavorare anche per una nuova maggioranza.

 

In piazza con il presidente Antonio Tajani, Forza Italia punta proprio sulla riabilitazione di Silvio Berlusconi, come se l’audio di un giudice possa veramente avere la forza di cancellare sentenze e anni di storia. Matteo Salvini e la sua Lega sono già in piena campagna elettorale. Obiettivi: il governo, il sindaco di Roma Virginia Raggi, il presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti. Giorgia Meloni, con Fdi, rispolvera i cavalli di battaglia: dal blocco navale alla battaglia contro l’utero in affitto. Tutto, condito da una reciproca diffidenza che serve a non dimenticare che la corsa da fare è anche quella per la leadership interna allo schieramento.

 

È la destra, nelle sue sfumature di oggi, che vuole candidarsi a essere l’alternativa al governo Conte e alla maggioranza (M5S, Pd, Iv) che lo sostiene: “Qui c’è la squadra del governo del futuro”, la sintesi di Salvini.

 

Il leader della Lega allarga anche il suo sguardo agli Stati Uniti, approfittando della coincidenza temporale con il 4 luglio, il giorno dell’Indipendenza americana. Ricorre allo slogan ‘All Lives Matter’, in contrapposizione a quello anti-razzista ‘Black Lives Matter’. E richiama un altro intervento significativo, quello di Donald Trump. In un discorso al Monte Rushmore, il presidente Usa ha attaccato il “fascismo di sinistra”, quello che attribuisce ai media e alle scuole: “La nostra nazione sta assistendo ad una campagna spietata per cancellare la nostra storia, diffamare i nostri eroi, cancellare i nostri valori e indottrinare i nostri figli”.

 

Slogan e semplificazioni. Come se non ci sia effettivamente una questione razziale da risolvere e delle responsabilità da non sottovalutare. Ridurre il problema a chi, sbagliando, se la prende con le statue e con i simboli è la strada più breve per insabbiare i problemi. Anche Trump ha messo in campo tutto il suo migliore repertorio elettorale: il muro con il Messico, la professione di fede anti-abortista, la promessa della bandiera americana su Marte.

 

Le similitudini con la piazza della destra italiana non si limitano alla data del 4 di luglio. I temi sono gli stessi. Immigrati, compressione dei diritti civili, patriottismo.

 

Resta un tema, centrale. Il nostro Paese, nel pieno di una gigantesca crisi economica, ha bisogno di tutto, a partire da un governo che funzioni sul serio, tranne che di una campagna elettorale perenne e con queste premesse.

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