NF24
Cerca
Close this search box.

Coronavirus, l’estate che può insegnare qualcosa

Non sono bastati, evidentemente, i mesi del lockdown. Con i morti e la sofferenza di tanti a causa del Coronavirus. Se il catastrofismo di chi avrebbe voluto tutto chiuso a oltranza non trova fondamento nei numeri, la pulsione opposta del negazionismo può essere definitivamente archiviata per quello che è: una deriva complottista e irresponsabile. Forse però, ora, un’estate vissuta come se nulla fosse, o quasi, può insegnare qualcosa. Non solo il virus c’è ancora ma può essere pericoloso. E quanto e come può condizionare la nostra vita dipende, ancora una volta, dai nostri comportamenti.

 

Quando si parlava di una ‘fase2’, si diceva con cognizione di causa che sarebbe stato necessario convivere con il Coronavirus. Voleva dire seguire qualche regola di buon senso, per garantire a tutti una vita sociale accettabile e per salvare un’economia che altrimenti sarebbe definitivamente collassata. La ‘fase2’, però, è durata troppo poco. Praticamente, non c’è stata. Le precauzioni minime sono saltate quasi ovunque e quando l’estate ha portato le vacanze, e gli assembramenti, i contagi hanno ripreso a correre. Prima sono arrivati quelli dei giovani di ritorno dalla Grecia e dalla Croazia, poi è stato il turno di quelli giovani e adulti abituati a frequentare i locali della Costa Smeralda.

 

Non è successo nulla di strano o di imprevedibile. Quando ci si ammassa senza mascherina, il virus fa il suo mestiere abituale, si diffonde. E contagia chi non è protetto, a prescindere dall’età. Poi, certo, le conseguenze restano diverse. Con le condizioni più gravi più frequenti quando la carta d’identità è più logora. Il caso di Flavio Briatore dimostra che le crociate contro le discoteche e la ‘movida’, stucchevoli in tempi normali, trovano argomenti solidi se il mancato rispetto delle regole, e l’istigazione a fregarsene di quelle che ci sono, comportano nuovi focolai di epidemia.

 

Questa estate riporta in primo piano anche il tema della responsabilità individuale e delle prescrizioni imposte dallo Stato. Anche su questo fronte, niente di così sorprendente. Se i comportamenti alzano troppo il rischio condiviso, è inevitabile che si debba tornare ai provvedimenti restrittivi. Il problema, però, assume una dimensione più complessa quando si vanno a valutare le ripercussioni sull’economia e sul tessuto produttivo, e quelle sul piano sociale, a partire dalla gestione della scuola.

 

Inevitabile, a questo punto, ragionare per priorità. E, insieme alla salute, il lavoro e l’istruzione non possono che essere i due pilastri dai quali non si può prescindere. Meglio rientrare in una ‘fase2’ di condivisione ordinata con il Coronavirus, consapevole e matura, con regole chiare e decisioni che non possono aspettare oltre, piuttosto che riconsegnarsi a una nuova ondata di contagi incontrollata. Il risultato sarebbe catastrofico, sia sul piano economico sia su quello sociale.

ABBIAMO UN'OFFERTA PER TE

€2 per 1 mese di Fortune

Oltre 100 articoli in anteprima di business ed economia ogni mese

Approfittane ora per ottenere in esclusiva:

Fortune è un marchio Fortune Media IP Limited usato sotto licenza.