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Conte e Draghi, mancano i fatti

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È stato per settimane in silenzio. Una strategia studiata per sottrarsi alle polemiche di ferragosto e per ‘ricaricare’ la sua leadership. Con un occhio alle rilevazioni sul gradimento degli italiani e un orecchio alle fibrillazioni interne al Movimento Cinquestelle e al Partito Democratico. Ora il premier Giuseppe Conte è tornato a parlare con un doppio appuntamento, prima alla Festa del Fatto Quotidiano e poi a Cernobbio, al Forum Ambrosetti.

 

Un atteso ritorno alle parole, che prometteva risposte. Ne sono arrivate alcune, sul piano politico: l’impegno per il sì al referendum, il rammarico per le mancate alleanze tra Pd e M5s, le considerazioni sul ruolo di Mario Draghi, e la rivelazione sulla candidatura a guidare la Commissione Ue legata alla presunta “stanchezza” dell’ex presidente della Bce. “Quando si invoca Draghi penso lo si tiri per la giacchetta. Non lo vedo come un rivale, ma come un’eccellenza”. In due frasi, ci sono il tentativo di elevare la figura dell’ex presidente della Bce in una dimensione che non sia accessibile alle beghe della politica italiana ma anche l’ammissione implicita di un timore reverenziale che contempla tutte e tre le parole utilizzate, eccellenza, rivale, stanco.

 

Proprio guardando agli interventi di Draghi, ricordando il richiamo alle responsabilità della politica economica di fronte alla crisi aperta dal Coronavirus, si arriva alle risposte che mancano. Conte avrebbe potuto presentarsi di fronte alla platea di imprenditori e manager di Cernobbio con qualche indicazione puntuale, una data, un provvedimento, una misura che potesse dare una prospettiva concreta. Sono arrivate, invece, una serie di rassicurazioni di circostanza. Le stesse che hanno preceduto il silenzio dell’estate e che ruotano tutte intorno all’impegno di utilizzare bene le risorse del Recovery Fund.

 

Non basta, non può bastare. Per chiedere all’establishment economico di mettere da parte la suggestione Draghi, che poi è soprattutto la personalizzazione dell’esigenza di avere risposte concrete sul piano economico, serve un cambio di passo che ancora neanche si intravede.

 

Conte e il suo governo si giocano tutto sull’economia. E ora, con le parole arrivate dopo il silenzio dell’estate che non bastano più neanche a prendere tempo, solo i fatti possono convincere.

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