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Il punto di svolta nella rivalità tra Cina e Stati Uniti

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Gli Stati Uniti non sono più l’unica superpotenza economica mondiale. E mentre la Cina raggiunge un nuovo traguardo nella Global 500, la competizione tra le due nazioni si sta intensificando. Ecco motivi e conseguenze di una rivalità arrivata ad un punto di svolta cruciale. La versione completa di questo articolo, a firma di Geoff Colvin, è disponibile sul numero di Fortune Italia di settembre 2020.

 

Raramente le relazioni tra due grandi potenze degenerano velocemente come è successo durante i litigi tra Usa e Cina di fine luglio. Quando gli Stati Uniti hanno ordinato alla Cina di chiudere il suo Consolato a Houston in 72 ore, a tutti è sembrata una punizione per il presunto furto di ricerche sul Covid-19 e altre importanti informazioni da parte di hacker cinesi; il Dipartimento di Giustizia aveva annunciato le accuse quello stesso giorno. O forse era solo una nuova risposta al pugno duro di Pechino su Hong Kong, per il quale gli Stati Uniti avevano già revocato lo status speciale della città nell’ambito degli scambi commerciali. Ma il Dipartimento di Stato ha detto che la vera ragione erano gli anni di “intenso spionaggio illegale e operazioni di disturbo”. Ma allora perché chiudere il Consolato in quel momento? Praticamente tutti gli analisti concordano che la tempistica dipenda dalle elezioni presidenziali, con il Presidente Trump e l’ex Vice Presidente Biden che cercano di apparire duri e inflessibili nei confronti della Cina. Certamente non si è trattato del solito teatrino diplomatico. È stato un fatto senza precedenti. Nei 41 anni di relazioni formali tra i due Paesi, gli Usa non avevano mai ordinato la chiusura di una sede diplomatica cinese.

Entrambe le parti hanno rimpiazzato le consuete schermaglie con le offese esplicite. Gli Stati Uniti “non tollereranno le violazioni cinesi della nostra sovranità e l’intimidazione del nostro popolo”, ha dichiaro una portavoce del Dipartimento di Stato. Un rappresentante del ministero degli Esteri cinese ha replicato che la chiusura è stata “una mossa inammissibile e ingiustificata che saboterà le relazioni tra i due Paesi”. Un giorno dopo, il Segretario di Stato Mike Pompeo ha detto che la relazione tra Usa e Cina dovrebbe essere basata sul principio di “diffidenza e verifica” e ha ripudiato “il vecchio paradigma di cieca fiducia verso la Cina”. Il giorno dopo ancora, la Cina ha ordinato agli Stati Uniti di chiudere il Consolato di Chengdu, importante centro economico del sud ovest del Paese, altra mossa senza precedenti. E pensare che solo lo scorso dicembre, quando Stati Uniti e Cina hanno firmato la fase 1 dell’accordo per la chiusura della guerra commerciale, il Presidente Trump diceva che le relazioni tra Usa e Cina “sarebbero potute essere le migliori mai avute da tanto, tanto tempo”. Il confronto sul Consolato segna uno sviluppo importante, parte di una escalation di cui si accorgerà tutto il mondo: la crescente competizione tra le due maggiori economie mondiali. Si aggiunge a un generale clima di incertezza, una combinazione di incognite che insieme plasmeranno il nostro futuro. Si possono sintetizzare in due domande principali, entrambe emerse nel collasso delle relazioni di fine luglio: dove ci porterà lo scontro tra Cina e Usa? Quale Paese uscirà dalla pandemia di Covid-19 con meno danni a lungo termine? Entrambe le domande, oltretutto, sono intrecciate ad un’altra: quale sarà il Presidente scelto dagli americani? Insieme, le risposte determineranno una svolta nel progresso mondiale. I nuovi dati presentati nella Fortune Global 500 del 2020, il ranking delle maggiori aziende mondiali, rivelano un cambiamento fondamentale nella rivalità tra Usa e Cina. Per la prima volta, in classifica ci sono più aziende con base in territorio cinese, inclusa Hong Kong, che negli Stati Uniti: 124 a 121. Se si include Taiwan, il totale della Grande Cina sale a 133. Questo sorpasso riflette un trend di lungo periodo. Il numero di aziende statunitensi nel ranking cala costantemente ormai dal 2002, quando il totale era 197. Il numero di aziende cinesi aumenta ogni anno dal 2003: in quell’anno erano appena 11.

 

La versione completa di questo articolo è disponibile sul numero di Fortune Italia di settembre 2020. Ci si può abbonare al magazine mensile di Fortune Italia a questo link: potrete scegliere tra la versione cartacea, quella digitale oppure entrambe. Qui invece si possono acquistare i singoli numeri della rivista in versione digitale.

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