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Autostrade, Tci risponde a Cdp: servono 11-12 mld

autostrade atlantia

“Abbiamo lavorato alla valutazione in modo estremamente dettagliato. Pensiamo che l’88% valga tra gli 11 e i 12 miliardi di euro”. La risposta alla proposta (da 8,5-9,5 mld di euro) di Cdp per l’acquisizione della quota di Atlantia in Autostrade è arrivata da uno degli investitori principali della stessa Atlantia, Tci Investments, per bocca di Jonathan Amouyal, partner del fondo di investimento londinese. In un’intervista alla ‘Faz’ in merito al dossier Aspi, Amouyal ha esposto i punti alla base della richiesta economica che viene fatta al Consorzio formato da Cdp, dal fondo australiano Macquarie e da quello statunitense Blackstone.

 

Prima della “tragedia di Genova”, dice Amouyal riferendosi al crollo del ponte Morandi, “l’investimento era valutato a 15 miliardi di euro. Ciò dimostra che l’annunciata modifica della normativa per le concessionarie autostradali ha già avuto un impatto sulla valutazione di Autostrade per l’Italia, e quindi anche sugli azionisti della holding Atlantia”. In altre parole, il prezzo a cui vendiamo è già scontato. La forchetta 8,5-9,5 mld proposta da Cdp (che salirebbe a più di 10 mld nel caso ci fosse l’acquisizione del 100% di Aspi, e non solo della quota dell’88% di Atlantia) non è sufficiente.

 

“Chiediamo una procedura trasparente, una gara d’appalto con importo a base d’asta, con la quale si possa individuare un prezzo. Questa procedura dovrebbe essere organizzata da banche autorevoli e internazionali, per garantirne l’indipendenza. Non abbiamo bisogno di una soluzione dettata dallo Stato italiano”, ha detto Amouyal. “Il solo fatto che l’ingresso di Cassa Depositi e Prestiti sia necessario per rinunciare alla revoca della concessione è illegale. C’è un chiaro conflitto di interessi. In Europa, questo è inaudito”, sottolinea.

 

Il peso di Tci in Atlantia è aumentato proprio nei giorni della prima offerta di Cdp: le parole di un investitore che ora ha in mano una quota del 10% avranno probabilmente un peso determinate sul negoziato. “Siamo investitori a lungo termine, orientati verso valori fondamentali. Abbiamo partecipazioni simili in molte altre società europee e americane quotate in borsa”, dice Amouyal. “Desideriamo sempre ciò che garantisce il valore per gli azionisti. In ogni caso, il governo italiano deve formalizzare il futuro quadro regolatorio di Autostrade, senza il quale una valutazione in merito risulta impossibile. Certo, potrei sbagliarmi, ma il mio sospetto è che ciò ancora non avvenga per esercitare la massima pressione su Atlantia affinché accetti la prima opzione, perturbando la seconda”.

 

Amouyal ha dedicato molto spazio alle conseguenze del crollo del ponte Morandi e alla “minaccia di revoca delle concessioni” paventata più volte dal governo e dal Movimento 5 stelle. Al di là delle questioni di principio, la vicenda, tramite gli eventuali risarcimenti danni, ha un effetto diretto sulle cifre dell’operazione.

 

Per l’uomo di Tci la “minaccia” di revoca, prima “dell’esito di una giusta indagine”, rappresenta “una chiara violazione dei principi dell’Unione Europea, ed è illegale. Soprattutto perché il governo italiano sta cercando di eludere il risarcimento degli operatori autostradali, previsto dal contratto in caso di eventuale revoca della concessione. Si tratta di una duplice violazione delle norme. L’Ue dovrebbe intervenire e l’Italia, in quanto Stato membro, dovrebbe rispettare le regole”. Secondo Amouyal, “hanno agito per punire gli investitori e ciò che loro considerano establishment. Così facendo, non hanno alcun riguardo per gli azionisti internazionali, i fondi pensione o semplicemente i pensionati che hanno investito in Atlantia. Questo avrà probabilmente conseguenze negative per l’Italia. Gli investitori si ricorderanno di tale comportamento. Non esiste una cosa del genere in altri Paesi europei. E gli investitori valutano la validità dello stato di diritto”, sottolinea il partner di Tci Investments. “Dal mio punto di vista, gli investitori sono molto frustrati. Pertanto, il comportamento del governo italiano avrà sia effetti sfavorevoli per l’Italia, sia effetti negativi per le imprese italiane alla ricerca di nuovi capitali sui mercati internazionali”, sottolinea Amouyal in merito alla percezione degli azionisti stranieri rispetto al loro ruolo in Atlantia. “La domanda chiave è: cosa sta facendo l’Unione Europea? Abbiamo presentato due reclami, pubblicati anche sul nostro sito web. Da due anni il governo italiano viola le regole dell’Unione Europea e occorre intervenire con urgenza”.

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