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Trump contro la democrazia, ma perderà

Trump perderà. Nelle urne, come sembra sempre più probabile, e anche nella sua disperata e sconnessa battaglia post voto. Perderà perché la democrazia americana, nonostante tutte le imperfezioni che sta mostrando, ha gli strumenti per fermare il delirio di un uomo ormai senza più alcuna cognizione della realtà.

 

Non sarà solo l’opinione pubblica, guidata da una stampa capace già in queste ore di censurare l’uso eversivo della Casa Bianca, e le parole che verranno ricordate come il punto più basso nella storia americana, a fermarlo. Trump perderà, se veramente decidesse di andare avanti, anche sul piano legale. “Difenderemo lintegrità del voto, non permetteremo ai corrotti di rubare le elezioni. Ci saranno azioni legali dappertutto”, ha minacciato. I primi tentativi di bloccare lo spoglio dei voti stanno già sistematicamente fallendo.

 

Il Presidente in carica ha denunciato il “sistema corrotto del voto per posta, che ha veramente distrutto il nostro sistema elettorale” e ha accusato Joe Biden e i democratici di “voler trovare tutti i voti di cui hanno bisogno”, arrivando alla conclusione che siano “in grado illegalmente di farlo”. Brogli, corruzione, voti trovati illegalmente. Ce n’è abbastanza anche perché siano gli stessi Repubblicani a prendere le distanze da un Presidente che calpesta le fondamenta della democrazia americana.

 

Gli Stati Uniti sono un Paese complesso. Da un punto di vista politico, sociale e anche economico. Ma hanno anche una storia e un’identità.

 

Accusare, come fa Trump, senza avere prove e senza un minimo appiglio nella realtà, che non sia il presunto complotto dei sostenitori di Biden imperniato sul voto postale, vuol dire anche essere disponibili a far saltare il sistema democratico. Può servire a infiammare le piazze, a mobilitare la forza eversiva delle frange estreme. Ma è un passo inaccettabile per qualsiasi repubblicano che si riconosca nella democrazia americana.

 

Trump sa che la sconfitta sta arrivando dalla Pennsylvania e dal Michigan e allora Detroit e Philadelphia diventano “due dei più corrotti posti nel nostro Paese”. Se la stampa e le tv americane sono in grado di sfumare le parole del Presidente, perché sono false e non sostenute da alcuna prova, ci sono anche giudici, compresi quelli vicini ai Repubblicani, che non possono accettare di trasformare gli Stati Uniti in un regno antico o in un sultanato moderno.

 

Poi c’è il mondo dell’economia. Il teorema, molto diffuso, che vuole Wall Street saldamente schierata per Trump ha fondamenti labili. Perché le grandi aziende, così come il mercato e gli investitori, hanno soprattutto bisogno di una democrazia solida e di regole certe. Nessuno ha intenzione di seguire e appoggiare un Presidente sconfitto che, pur di resistere, è disposto a far saltare il Paese.

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