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Whirlpool, Jabil e Blutec: la sofferenza dell’industria al Sud

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La vicenda Whirlpool è la foto di un Paese che ha smarrito una visione industriale: oltre 150 tavoli di crisi aperti, qualche progetto di ripartenza e un pacchetto di 250mila lavoratori in bilico, soprattutto nel Mezzogiorno. La versione completa di questo articolo, a firma di Nicola Sellitti, è disponibile sul numero di Fortune Italia di novembre 2020.

 

 

Lo sguardo impaurito dell’Italia su Napoli Est. Su un infinito torpedone di lamiere, capannoni, impianti industriali dismessi. Whirlpool, produzione di lavatrici di alta gamma, un sito hi-tech, una vetrina all’ingresso ricca di premi, riconoscimenti. Trecentocinquanta dipendenti che da qualche giorno sono ufficialmente senza lavoro e a rischio ce ne sono anche 500 dell’indotto. La produzione ferma, l’unica possibilità di tenere accesi gli impianti è la proroga di sette mesi, chiesta dai sindacati ma che la multinazionale americana rifiuta, per garantire l’esaurimento dei contratti di solidarietà. Alcuni lavoratori sono per strada, senza un disegno, un progetto. Altri hanno provato a trovare un impiego al Nord o in Germania. Una fetta ha preferito, fiutata l’aria che tirava nel corso dei mesi, tra la volontà della proprietà di chiudere e l’incapacità del Governo di far rispettare i patti, di accettare l’assegno per l’uscita anticipata. Una polaroid in scala ridotta di un Paese che ha smarrito, se mai l’avesse avuta, una visione industriale: oltre 150 tavoli di crisi aperti, qualche progetto di ripartenza e un pacchetto di 250mila lavoratori in bilico, soprattutto nel Mezzogiorno. Disoccupazione, incertezza, nell’era Covid-19. “Molti operai che hanno accettato l’uscita ora sono senza meta, hanno dovuto accettare quei soldi perché costretti dai debiti, dai costi del mantenimento delle famiglie – spiega Vincenzo Accurso, uno degli operai di Whirlpool, 43 anni, da 15 in catena di montaggio, due figli e una moglie precaria – la cassa integrazione da decreto Covid-19 ricevuta in questi mesi ha solo prolungato l’agonia, il Governo si è svegliato solo nell’ultimo tavolo ma il nostro destino era già scritto. Non ci fermeremo, il sito si ferma mentre andremo in cassa integrazione ancora per la proroga del decreto Covid-19, ma protesteremo, difenderemo il diritto a non perdere il nostro lavoro, anche a rischio di ammalarci di Covid-19, anche in caso di lockdown. Ci resta solo questo”.

 

 

La versione completa di questo articolo, a firma di Nicola Sellitti, è disponibile sul numero di Fortune Italia di novembre 2020. Ci si può abbonare al magazine mensile di Fortune Italia a questo link: potrete scegliere tra la versione cartacea, quella digitale oppure entrambe. Qui invece si possono acquistare i singoli numeri della rivista in versione digitale.

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