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Rcep, i numeri del più grande accordo commerciale del mondo

Di Naomi Xu Elegant – Domenica quindici paesi nella regione Asia-Pacifico hanno firmato un accordo per creare il più grande blocco commerciale del mondo. Il nuovo patto coinvolge quasi un terzo della popolazione mondiale e oltre 26 trilioni di dollari di prodotto interno lordo. Cina, Giappone, Australia, Nuova Zelanda, Corea del Sud e i 10 paesi che compongono l’Associazione delle nazioni del sud-est asiatico (ASEAN) hanno firmato il Regional Comprehensive Economic Partnership (RCEP), un patto a cui si lavora da 8 anni; secondo le stime degli analisti rafforzerà i legami economici all’interno della regione e aggiungerà 200 mld di dollari all’anno all’economia globale entro il 2030.

 

 

Molti componenti della RCEP hanno già accordi commerciali tra loro. Il nuovo accordo non copre le imprese di proprietà statale, o temi come il lavoro o l’ambiente, e menziona solo brevemente questioni controverse come la protezione della proprietà intellettuale, il che significa che non si tradurrà in alcun cambiamento economico drammatico, perlomeno a breve termine.

 

 

Tuttavia, l’accordo è considerato una vittoria geopolitica per la Cina, poiché aiuta il gigante a formalizzare e rafforzare i legami con altri paesi asiatici e potenzialmente a entrare nel vuoto economico creato dal ritiro protezionistico degli Stati Uniti dagli accordi di libero scambio, ad opera del presidente Donald Trump.

 

 

Il RCEP segna la prima adesione della Cina a un accordo commerciale multilaterale. Il premier cinese Li Keqiang ha detto che il RCEP non è stato solo un traguardo importante nella cooperazione regionale dell’Asia orientale, ma anche una vittoria del multilateralismo e del libero scambio.

 

 

Secondo un documento di lavoro del giugno 2020 pubblicato dal Peterson Institute for International Economics, un gruppo di ricerca senza scopo di lucro, il RCEP aumenterà l’integrazione economica di Cina, Giappone e Corea, poiché riduce i costi commerciali tra i membri. I minori costi commerciali “accelereranno il decoupling delle economie dell’Asia orientale e degli Stati Uniti”, afferma il documento.

 

 

epa08821197 Foto dalla Vietnam News Agency (VNA) mostra i leader e i ministri del commercio delle 15 nazioni dell’area Asia-Pacifico a conlcusione dei negoziati Rcep. EPA/VNA HANDOUT HANDOUT EDITORIAL USE ONLY/NO SALES

 

 

 

 

I firmatari hanno firmato l’accordo in un vertice virtuale dell’ASEAN presieduto dal Vietnam. “Sono fiducioso che l’RCEP sarà presto ratificato ed entrerà in vigore, rafforzando ulteriormente la nostra ripresa economica post-pandemia e offrendo prosperità condivisa alle persone e alle imprese di tutti i paesi partecipanti”, ha detto domenica il primo ministro vietnamita Nguyen Xuan Phuc. L’accordo dovrebbe essere ratificato entro i prossimi due anni.

 

 

L’RCEP ridurrà i dazi, darà ai membri dell’RCEP un accesso preferenziale al mercato regionale e ridurrà i costi per le aziende con catene di fornitura estese in più Paesi asiatici. Quest’ultima disposizione potrebbe persuadere più multinazionali a localizzare le loro catene di approvvigionamento nella regione RCEP.

 

 

L’RCEP non è così completo in termini di tematiche affrontate come il Trans-Pacific Partnership (TPP), il patto di libero scambio proposto tra i paesi del Pacifico dal quale il presidente Donald Trump ha ritirato gli Stati Uniti nel 2017.

 

 

La Cina non è stata inclusa nel TPP, che avrebbe aumentato l’influenza degli Stati Uniti nella regione, né fa parte dell’Accordo globale e progressivo per la partnership trans-pacifica (CPTPP), l’accordo che gli 11 componenti del TPP hanno firmato nel 2018 dopo l’abbandono degli Stati Uniti.

 

 

Rispetto al CPTPP, il RCEP comprende quattro volte più persone e rappresenta un Pil due volte maggiore; è anche più grande dell’Unione Europea, considerando entrambe le metriche.

 

 

Il nuovo patto non include l’India, la seconda economia asiatica. L’India si è ritirata dai colloqui nel novembre 2019 per la preoccupazione che i termini dell’accordo avrebbero danneggiato i produttori locali e avrebbero ampliato i deficit commerciali esistenti dell’India con i paesi membri della RCEP, in particolare la Cina, che rappresenta il più grande deficit commerciale bilaterale dell’India. Il RCEP resta aperto al ritorno dell’India per aderire all’accordo.

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