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Gallucci chiuderà l’anno in utile

(Luxury&Finance) – Chiuderà l’anno con un incremento del giro d’affari e in utile Gallucci, il brand di calzature alto di gamma (di Monte Urano, in pieno distretto marchigiano) che viaggia in controtendenza rispetto a un settore che ha molto sofferto l’emergenza sanitaria. Secondo i più recenti dati elaborati dal cento Studi di Confindustria per Assocalzaturifici, il comparto ha visto nel primo semestre dell’anno una contrazione del 36,6% del giro d’affari e una frenata dell’export pari al 25,4%, pur con un debole aumento dei prezzi medi (+1,3%). Certo i tempi sono complessi, ma l’azienda si era di recente riposizionata, ampliando la gamma dell’offerta anche alla donna e all’uomo, da tradizionale brand di calzature per bambini quale è sempre stata. La diffusione dell’epidemia e le sue conseguenze hanno costretto anche ad accelerare sul digitale, ma già Gallucci aveva predisposto tutto il possibile in tempi non sospetti. Gianni Gallucci, direttore generale dell’azienda, spiega a Lucury&Finance che “la quota di mercato estera è pari al 90%, mentre l’Italia pesa soltanto un 10% del fatturato complessivo”.

 

Va da sè che si tratta di una realtà molto esposta sull’estero e che ha saputo ben gestire la logistica anche durante i periodi più complessi del lockdown, consegnando con puntualità la merce o con ritardi davvero minimali. Se l’Europa è presidiata, così come il mercato russo, grandi soddisfazioni stanno dando gli Stati Uniti. “Cresceremo a doppia cifra negli Usa” confida Gallucci. Un mercato dove le ambizioni sono molte, ma anche la “consapevolezza della complessità” è tanta. Ragion per cui Gallucci, che vorrebbe aprire un proprio spazio Oltreoceano, sta al momento alla finestra. “In attesa dei canonici tre mesi per il passaggio di presidenza e per verificare come evolverà davvero la sitazuazione, da un Trump che insisteva con i dazi e un Biden che dovrebbe di contro introdurre norme più stringenti relativamente alla tassazione”. Intanto Gallucci guarda a un altro sbocco: il Sud Est Asiatico, è questa è la grande novità. La maison ha deciso di non puntare tanto sulla Cina, per ora, territorio complesso e impossibile da affrontare in contemporanea con gli Stati uniti, ma su destinazioni più diu nicchia come la Thailandia, la Malesia, Singapore che offrono “un grandissimo margine di crescita e hanno fame di made in Italy”.

 

“Abbiamo iniziato l’anno con grande forza e grande energia. Gli affari stavano crescendo e poi è intervenuto il Covid”, spiega, chiarendo che si è trattato di una fase, almeno quella del primo lockdown, che comunque è stata messa a frutto: “abbiamo recuperato le forze e accelerato tutti i progetti digitali che erano già in corso. Un mercato, quello online, ‘senza bandiera’ che ci consente di raggiungere gli utenti di tutto il mondo. Abbiamo lavorato a questo processo, che è lungo e difficile e che deve essere seguito in tutti i suoi aspetti, dal marketing alle strategie commerciali che sono diverse da quelle tradizionali” spiega il direttore generale. Un’azienda, la Gallucci, che esiste da oltre 60 anni, che all’improvviso si è dovuta reinventare e affrontare questa nuova fase. Ma “eravamo pronti a trasferire tutto online. C’è stata comunque una grande preoccupazione, perché i clienti non andavano più nei negozi. Molti di loro, per altro, non avevamo ancora affrontato il discorso del digitale”. Gallucci ha un solo punto vendita diretto, a Milano, in via Borgospesso, “ma la nostra distribuzione guarda prevalentemente all’estero. Fortunatamente, da un punto di vista logistico, non abbiamo avuto difficiotà, magari qualche rallentamento – sottolinea – ma nell’ordine di 24 ore. Siamo abituati a garantire un servizio espresso, quindi il nostro ritardo è ricompreso nella fascia di quella che per altri è la normalità. Il servizo logistico chiaramente è aumentato, così come il customere care, che è fondamentale e richiede una forte e qualificata capacità di assistenza al cliente”.

 

Come in evoluzione è l’approccio stesso ai vari mercati. A quello americano, dunque, “il più vasto e con maggiore potenziale, ma anche il più difficile”, afferma Gallucci. Qui “Il nostro sevizio è mirato a un certo tipo di clientela. Siamo riusciti a raggiungere personaggi dello spettacolo e anche dello sport. Facendo il bespoke e dunque anche l’extra-size, possiamo servire sportivi del basket, del rugby, della boxe e anche dell’automobilismo. Questo ci ha permesso di avere dal 2017 un rapporto diretto con l’Nba, di cui siamo fornitori ufficiali per l’All Star Game”. Un mercato che cresce, dunque, e che richiede un punto di riferimento “sul territorio: per servire un cliente americano è necessario conoscerlo bene. Ora è molto importante capire cosa sta succedendo. E’ molto difficile e non immediato: dobbiamo attendere almeno i canonici tre mesi di cambio della presidenza, poi vedremo. Non è il momento di prendere decisioni”. Per finanziare la crescita Gallucci non considera al momento l’ingresso di fondi, piuttosto, anche se non nell’immediato, di partner strategici con quote di minoranza. Che d’altra parte diventano importanti per affrontare in maniera strutturata alcuni mercati complessi, come gli Usa e l’Asia.

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