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Vaccino Coronavirus, inaccettabile gap tra regioni

Gli errori nella gestione dell’emergenza Coronavirus ci sono stati. Alcuni difficilmente evitabili, vista la complessità della situazione. Altri evidentemente frutto di colpa, come l’impreparazione alla seconda ondata dell’epidemia. Ma quelle che sono veramente inaccettabili sono l’improvvisazione e l’approssimazione nella somministrazione del vaccino.

 

Si attendeva da mesi l’arrivo delle dosi necessarie per partire nell’operazione che ha il compito di liberarci dall’oppressione del virus. Si è chiesta con forza, ed è stata ottenuta, trasparenza nella diffusione dei dati sulle vaccinazioni effettive. Bene, per ora sono impietosi nel confronto con gli altri Paesi. Stando ai dati aggiornati al 1 gennaio, Israele aveva già vaccinato l’11,55% della popolazione, la Gran Bretagna l’1,47%, la Germania lo 0,2%, l’Italia lo 0,06%.

 

Un altro tassello si è aggiunto ieri a un quadro che rischia di assumere un contorno grottesco. L’elenco completo dei centri vaccinali designati per la somministrazione del vaccino contro il coronavirus è “ancora in divenire, ragion per cui non si dispone ancora di un’elencazione dei centri vaccinali”. Sono le parole utilizzate dal Commissario Domenico Arcuri per rispondere a ZetaLuiss, che ha presentato un’istanza di accesso civico generalizzato (Foia) al Ministero della Salute e agli uffici per l’Emergenza Covid per richiedere l’elenco completo dei centri dove il vaccino contro il Sars-cov-2 verrà distribuito. Una risposta, sconcertante, che aiuta però a capire perché i dati descrivono una situazione tanto frammentata e preoccupante.

 

Alle 22,15 di ieri sera erano 67.461 le vaccinazioni effettuate, con profonde differenze nella distribuzione territoriale.

 

 

Come è possibile che nel Lazio e nella provincia autonoma di Trento il rapporto tra somministrazioni e dosi consegnate è rispettivamente il 35,7% e il 34,8% mentre lo stesso rapporto è al 2,3% in Sardegna e al 3,5% in Calabria?

 

È possibile solo se, come sembra ormai evidente, i centri vaccinali non si sa ancora bene dove siano e quanti siano. E se, come sta avvenendo puntualmente a ogni passaggio di questa lunga emergenza sanitaria, il sistema sanitario in mano alle Regioni si conferma un’architettura che produce disuguaglianze sempre più profonde. Condannando intere aree del Paese a gap inaccettabili.

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