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Governo, la crisi che non serve a nessuno

Difficile prevedere, oggi, come andrà a finire. Anche se più passano i giorni, più l’ipotesi che la grande crisi possa rientrare senza una rottura traumatica diventa concreta. La partita sul governo che sta giocando Matteo Renzi ha una dose di azzardo rilevante. E la tentazione di staccare la spina comunque, a prescindere dall’esito del confronto, c’è ancora. Ma molto dipenderà da quanto il premier Giuseppe Conte sarà disposto a lasciare sul tavolo. Una serie di concessioni già ci sono state e molte altre possono ancora arrivare. Perché lo stesso premier sa bene che lo spazio per un Conte ter senza Italia Viva è poco e che le sue chances di rimanere a Palazzo Chigi sono legate alla sopravvivenza dell’attuale maggioranza, senza l’apertura di una crisi formale.

 

Escludendo le elezioni, lo scenario più logico in caso di crisi, numeri alla mano, sembra infatti quello di un nuovo governo, con una guida diversa ma sostenuto dalla stessa maggioranza, allargata a Forza Italia nel caso Silvio Berlusconi fiutasse l’opportunità di sedersi al tavolo per condividere la gestione delle risorse del Recovery Fund. Uno scenario che Conte ovviamente tenterà di evitare con tutte le forze a disposizione. Soprattutto, uno scenario che per Renzi avrebbe senso inseguire solo se avesse la certezza, o quantomeno una ragionevole presunzione, della disponibilità di Pd e Cinquestelle a sacrificare Conte.

 

L’altro punto interrogativo riguarda proprio i reali obiettivi di Renzi. Se come sbandierato il problema sono i contenuti, è presumibile che possa rivendicare di aver incamerato il risultato. Se, invece, l’unico obiettivo fosse ottenere la testa di Conte si troverebbe nella non facile posizione di dover giustificare una rottura, nonostante le modifiche rispetto ai piani iniziali del premier che via via sta ottenendo, anche su temi particolarmente sensibili come la cybersecurity.

 

Se, poi, tra le concessioni e le mediazioni dovesse arrivare, come probabile, anche la disponibilità a un rimpasto di governo, per far saltare qualche poltrona diventata particolarmente scomoda con l’approssimativa gestione dell’emergenza Coronavirus, si potrebbe arrivare a chiudere i conti con una crisi che, a conti fatti, non serve a nessuno. A partire dagli italiani, che avrebbero bisogno di un Governo e di un Parlamento impegnati ventiquattro ore al giorno per fronteggiare una crisi sanitaria che non accenna ad allentarsi, la sfida di una vaccinazione di massa che sembra ancora un obiettivo lontano, e una crisi economica che non ha ancora fatto sentire tutti i suoi effetti e che può essere contenuta solo con una gestione attenta delle risorse del Recovery Fund.

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