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Il silenzio sul futuro di Ferrovie dello Stato

ferrovie trenitalia

Nessuno sembra preoccuparsi delle perdite potenziali del Gruppo Ferrovie dello Stato, gravemente colpito dall’emergenza Covid. Anche governo e forze politiche di maggioranza sembrano rimandare il problema. La versione completa di questo articolo, a firma di Morena Pivetti, è disponibile sul numero di Fortune Italia di gennaio 2021.

 

 

C’È UNO STRANO SILENZIO che tutto avvolge attorno a Ferrovie dello Stato e al suo futuro. Non fosse per le nomine bocciate a inizio dicembre dal consiglio d’amministrazione della holding dei vertici di Rete Ferroviaria Italiana e di Trenitalia, con il voto contrario del presidente Gianluigi Castelli, e poi mandate in porto qualche giorno dopo, e per la campagna promozionale che l’azienda ha rilasciato a ridosso del Natale, il silenzio sarebbe totale. Nessuno ne parla, nessuno ne scrive. Nessuno sembra preoccuparsene. In primis il governo e le forze politiche di maggioranza, che dovrebbero pretendere attenzione e interventi.

 

Eppure, è la più grande azienda di trasporto italiana, conta 70mila dipendenti diretti che arrivano a 100mila se si considera l’indotto, e al cento per cento di proprietà del Tesoro, quindi è patrimonio pubblico del Paese. Con l’Alta velocità la sua controllata Trenitalia è diventata un caso di successo nel mondo dopo gli anni di sacrifici per risanare i conti e rilanciarla.

 

Chi ha memoria, ricorda l’inizio del turn around con i mai dimenticati Claudio Demattè, presidente di Fs, e Carlo Azeglio Ciampi, ministro del Tesoro del gabinetto Prodi, sforzi portati a compimento da Mauro Moretti. Per non dire che con ogni probabilità il 40% dei fondi del Next Generation Eu, che in tutto vale oltre 200 miliardi di euro, sarà in capo alle due principali stazioni appaltanti italiane, Rfi e Anas, la società delle strade, entrambe controllate da Fs: dati i progetti decisi dall’esecutivo, è dalla loro capacità di accelerare le procedure e far ripartire i cantieri, quindi dalla qualità dei manager, che dipende in buona misura la possibilità di ripresa dell’intera economia.

 

Ora, dopo il primo giro a vuoto, si sa almeno chi le guiderà nel mare tempestoso del post-pandemia: Anna Masutti – un lungo curriculum nel trasporto aereo – alla presidenza della Rete, e Vera Fiorani, attuale Cfo promossa amministratore delegato, mentre il presidente di Trenitalia sarà il politico romano di lungo corso del Pd, Michele Meta, con Luigi Corradi, ex Bombardier, nuovo Ad. I maliziosi parlano di spartizione da manuale Cencelli tra i Cinquestelle e i democratici.

Ci sono due valutazioni su cui l’universo di esperti e di capi azienda dei trasporti – si tratti di aereo, di treno, di autobus – concordano: l’impatto devastante che la pandemia da Covid-19 ha avuto sull’industria, azzoppandone i bilanci e le sfide inedite che dovrà affrontare una volta che si tornerà a circolare liberamente, che imporranno un profondo ripensamento delle strategie di business e del modus operandi.

 

La versione completa di questo articolo è disponibile sul numero di Fortune Italia di gennaio 2021. Ci si può abbonare al magazine mensile di Fortune Italia a questo link: potrete scegliere tra la versione cartacea, quella digitale oppure entrambe. Qui invece si possono acquistare i singoli numeri della rivista in versione digitale.

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