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Un anno di sport senza Kobe Bryant

In un anno senza Kobe Bryant lo sport è profondamente cambiato. E’ stato travolto dalla furia del Covid-19 e la passione, l’etica del lavoro e il trionfo delle esibizioni dal vivo che hanno reso immortale il numero 24 (e prima ancora 8) dei Los Angeles Lakers, hanno lasciato il posto a spalti vuoti, tamponi continui per gli atleti, protocolli anti Covid-19 e la rovinosa crisi di bilancio per diverse discipline.

 

La Nba, che Kobe Bryant ha dominato per 20 anni, con quattro titoli ai Lakers, ultimi vincitori dell’anello trascinati dal suo erede a L.A., Lebron James, è stata costretta a rinchiudersi in una bolla, a Disney World in Florida, tre mesi per portare a termine un campionato. Un esperimento, riuscito, per non perdere più di 1,5 mld di dollari, le perdite fatte registrare dalla lega del basket tra marzo e giugno. Forse l’Nba dovrà pure tornarci in una bolla entro qualche settimana. Già se ne discute, tra contagi in serie, partite di regular season saltate oppure disputate con squadre con appena otto giocatori a referto. Rischia ulteriori perdite dopo i 12,5 mld di dollari perduti dall’ecosistema dello sport a stelle e strisce nell’ultimo anno, con la Major League Baseball, torneo che si gioca tra primavera ed estate, più penalizzata delle altre leghe e con la Nfl, ripartita a settembre, che aspetta il Super Bowl il 7 febbraio.

 

Non che in Europa, e specialmente nel calcio dei paesi più ricchi, dalla Premier League alla Serie A, non ci siano rossi nella bilancia dei pagamenti. Il Barcellona, il club con più ricavi al mondo, 715 mln di euro secondo la stima di Deloitte, è sommerso dai debiti al punto da piazzare in cassa integrazione 176 allenatori del settore giovanile, la celebre Masia che ha prodotto Messi, Piqué, Fabregas, Xavi. Mentre altri top club, come il Real Madrid, sono ricorsi a finanziamenti straordinari per reperire la liquidità per portare a termine la stagione agonistica, garantendo il pagamento degli stipendi di atleti, dirigenti, personale.

 

Almeno Kobe Bryant ha ricevuto un anno fa la degna celebrazione di 20 anni di talento sublime. La pandemia infatti ha imposto il silenziatore anche alle lacrime collettive per altri fenomeni dello sport. Diego Armando Maradona è stato onorato per giorni solo a Napoli, la sua città adottiva che coltiva la sua grandezza a distanza di 30 anni dall’ultimo saluto sul campo, e a Buenos Aires, a casa sua, ma solo con funerali privati, dopo un rapido passaggio alla Casa Rosada.

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