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La sintesi di Draghi, serve il governo migliore

Mario draghi con mascherina contro Covid

È la giornata più importante per la soluzione del rebus governo. Mario Draghi ha ascoltato attentamente le proposte, le rivendicazioni e i veti di tutti. Ha preso appunti, ha dato pochissime risposte, ha costruito, pezzo per pezzo, le motivazioni che lo porteranno in queste ore a fare una sintesi. Con una convinzione che nelle lunghe consultazioni si è rafforzata: la situazione è talmente complicata da imporre la formazione del governo migliore possibile.

 

Draghi è partito dalle parole del Capo dello Stato Sergio Mattarella e dal confronto che ha avuto con lui quando ha accettato l’incarico. Due i punti fermi. Si deve guardare a “un governo di alto profilo, che non debba identificarsi con alcuna formula politica“. L’appello perché a questo governo sia conferita fiducia è rivolto “a tutte le forze politiche presenti in Parlamento”.

 

Poi ci sono state le consultazioni. Non sono state una cortesia istituzionale ma una parte significativa del percorso che porterà alle decisioni finali. La legittima volontà dei partiti di incidere su quelle decisioni, parlando dei contenuti e della composizione del governo, ha alimentato un dibattito intenso sulla forma che dovrà assumere. La dialettica si è accesa intorno alla sostanziale distinzione tra governo tecnico e governo politico. Si è giustamente scavato nella memoria per contrapporre le esperienze di Carlo Azeglio Ciampi e quella di Mario Monti. Tutte e due lontane, nel tempo ma anche, e soprattutto, guardando al contesto e alla fase storica di riferimento. Draghi ha il vantaggio di conoscere perfettamente le caratteristiche dell’una e dell’altra esperienza. Ma ha anche la consapevolezza che la situazione che stiamo attraversando non ha precedenti. È profondamente cambiata la politica e la combinazione dell’emergenza sanitaria, con quella economica e sociale, rende straordinario il tempo che viviamo a livello globale.

 

Il tempo straordinario richiede misure straordinarie. Guardando alla storia di Draghi, basta ricordare che la politica monetaria della Bce, per come l’ha condotta lui, non esisteva prima. E che il suo rapporto con la politica europea non c’era mai stato prima con nessun presidente della Bce.

 

Queste considerazioni portano a pensare che Draghi possa alla fine tirare una linea, assumersi la responsabilità di una proposta dirompente rispetto agli schemi tradizionali e portare di fronte alle Camere il suo governo, quello in cui crede di più.

 

Il che non vuol dire necessariamente che sia un governo più tecnico che politico, o che sia una governo che nasce per commissariare la politica. Al contrario, il governo che nascerà sarà quello che, nelle valutazioni di Draghi, sarà il migliore possibile per affrontare questo tempo straordinario.

 

Nelle congetture di queste ore è possibile, se non probabile, sbagliare previsioni. Ma su una cosa sembra possibile azzardarne una: Draghi non ha nessuna intenzione di costruire un governo che sia solo il miglior compromesso tra rivendicazioni di parte. Nelle condizioni date, ha bisogno del governo migliore: nella competenza, nella prontezza di costruire risposte straordinarie e nella capacità di dialogare con il Parlamento.

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