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Enrico Giovannini ministro delle Infrastrutture, l’intervista a Fortune Italia

Dopo essere stato tra i favoriti per la corsa al nuovo ministero per la Transizione ecologica (andato a Roberto Cingolani), Enrico Giovannini si è visto affidare dal nuovo premier Mario Draghi il Ministero per le Infrastrutture. In questa intervista pubblicata sul nostro numero di febbraio, il portavoce di ASviS fa un bilancio dei cinque anni di vita dell’associazione e ridefinisce la missione per il futuro. Parlando di Recovery plan, di formazione, di investimenti Esg. E anche del greenwashing. La versione originale di questo articolo, a firma di Fabio Insenga, è disponibile sul numero di Fortune Italia di febbraio 2021.

 

IN UN FOSSO LUNGO la strada che collega Il Cairo ad Alessandria, in Egitto, viene scoperto il corpo di Giulio Regeni, ricercatore italiano rapito il precedente 25 gennaio e poi assassinato. È il 3 febbraio del 2016. Un giorno diventato simbolico per una richiesta di giustizia che ancora oggi non ha trovato risposta. Lo stesso giorno, a Roma, nasce l’Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile (ASviS), per dare voce a una richiesta cruciale per il futuro di tutti: creare consapevolezza dell’importanza dell’Agenda globale per lo sviluppo sostenibile. A cinque anni di distanza la coincidenza fortuita dei due fatti, uno drammatico e l’altro fondativo, hanno un punto di convergenza. Per costruire un futuro migliore servono giustizia, da una parte, competenze, impegno e responsabilità dall’altra.

 

ASVIS, 5 ANNI DA WATCHDOG

 

Enrico Giovannini, ex ministro del Lavoro ed ex presidente dell’Istat, ha fatto di queste priorità una missione vissuta con dedizione assoluta. “Cinque anni fa ben pochi, per la verità quasi nessuno, parlavano dell’Agenda 2030. Basta seguire i dati di Google trends e cercare le parole sviluppo sostenibile e Agenda 2030 per descrivere il cambiamento che è avvenuto in questi cinque anni”, sintetizza, evidenziando che “non si tratta di un cambiamento unicamente semantico, ma di un cambiamento nelle politiche e nelle strategie aziendali”. L’Agenda 2030 ha rappresentato, in Europa e in Italia, “un luogo dove accogliere soggetti diversi: non a caso, oggi l’ASviS conta quasi 300 aderenti, organizzazioni che coprono tutti i 17 Obiettivi per lo sviluppo sostenibile”. Non basta, ovviamente, associarsi. “Hanno imparato a cooperare tra loro, andando oltre gli specifici temi del proprio settore di riferimento”. La sostenibilità, rivendica Giovannini, “l’abbiamo portata nelle scuole, ora anche con la nuova legge sull’educazione civica, l’abbiamo portata nelle università, svolgiamo attività di alta formazione per i dirigenti dello Stato e delle Regioni, dei Comuni ma anche del settore privato”. L’AsviS, in questi cinque anni, “si è accreditata come un soggetto serio, non solo in grado di mettere insieme punti di vista diversi ma anche di fare ricerche avanzate, di essere un watchdog indipendente delle politiche pubbliche”.

IL RECOVERY PLAN

 

Proprio l’azione di stimolo, e di controllo, ha reso l’ASviS un riferimento per chiunque voglia occuparsi seriamente di sostenibilità. E l’occasione del Piano nazionale di ripresa e resilienza, il Recovery Plan, è irripetibile. Nella bozza approvata dal governo, osserva Giovannini, “ci sono alcuni elementi positivi, altri meno”. Tra quelli positivi, “la scelta di una valutazione del piano rispetto ai 17 Obiettivi per lo sviluppo sostenibile, c’è un impegno esplicito nel testo”. Così come è corretta “la piena adesione ai grandi temi indicati dalla Ue: la transizione ecologica, la transizione tecnologica, e digitale in particolare, la lotta alle disuguaglianze, in primo luogo quelle di genere”. Gli elementi da migliorare sono invece “legati al fatto che le varie missioni non indicano con chiarezza il punto di approdo”. Un esempio? “Il documento riconosce che l’Italia deve aggiornare il Piano integrato per l’energia e il clima (Pniec), ma poi non dice se e come i progetti indicati ci consentiranno di tagliare le emissioni del 55%. Una carenza a cui speriamo si possa rimediare”. Secondo Giovannini, c’è poi una questione di coerenza tra i diversi obiettivi: “Si chiudono le centrali a carbone, bene, ma poi cosa si fa con i lavoratori?”. L’altro nodo decisivo è quello dell’attuazione, che implica procedure efficienti. “Non si può esautorare l’amministrazione o la Regione o il Comune che deve attuare il Piano stravolgendo le procedure o moltiplicando all’infinito i commissari straordinari. All’estremo opposto, non bastano le procedure ordinarie. Vanno stabilite procedure semplificate, nel rispetto della normativa europea, con un controllo attento per evitare le infiltrazioni della criminalità organizzata e limitandole ai progetti veramente strategici”. Decisivo anche il capitale umano. “Non si può, riconoscendo i limiti dell’amministrazione attuale, non prevedere l’immissione di personale qualificato, magari con competenze assenti oggi nella Pa”.

 

LA FORMAZIONE

 

Tra i risultati che Giovannini rivendica, facendo un rapido bilancio dei cinque anni di ASviS, ci sono quelli legati alla formazione. “Ormai il tema dell’Agenda 2030 è entrato nei programmi scolastici e c’è stato un rafforzamento del legame tra i vari temi, dall’educazione ambientale a quella per la legalità”. L’Agenda 2030, anche in questo caso, “ha consentito di assemblare diverse dimensioni”. Poi c’è la Rete delle università per lo sviluppo sostenibile, che “conta oltre 70 atenei, che non solo stanno applicando a loro stesse le regole per una gestione efficiente e sostenibile, ma stanno cambiando il modo di educare in maniera trasversale rispetto alle diverse discipline”. L’impegno per l’educazione per le nuove generazioni “è stata rafforzata grazie anche alle collaborazioni con i media, a partire dalla Rai”. Poi c’è tutto il lavoro che l’ASviS sta portando avanti dentro e fuori la Pubblica amministrazione. Dalla Scuola di alta formazione di Siena, arrivata alla terza edizione nel 2020, che prevede una vera e propria full immersion di 15 giorni, alle scuole per i funzionari nazionali, regionali e comunali, alla formazione per i giornalisti. In questi giorni, sta partendo la scuola di Innovability per le startup, che combina innovazione e sostenibilità.

GLI INVESTIMENTI SOSTENIBILI

 

È una fase di grande trasformazione anche sul piano degli investimenti sostenibili. “È guidata soprattutto dal cambiamento delle preferenze dei consumatori. Pensiamo al settore automotive. C’è stato un passaggio molto veloce verso modelli elettrici o ibridi, che sta cogliendo di sorpresa alcuni costruttori e dando un vantaggio competitivo a chi invece ha anticipato il cambiamento”. Ma c’è il percorso inverso. “Tante imprese che vanno verso l’economia circolare hanno scoperto che è conveniente anche per i conti economici. Ma siamo ancora agli inizi. Per questo, il Piano nazionale di ripresa e resilienza dovrebbe dare una forte spinta in questo senso”. Altro tema centrale è quello della finanza sostenibile. “La tendenza di tante istituzioni finanziarie è quella di selezionare le imprese secondo i criteri Esg, anche se siamo lontani dalla capacità di rendicontare in modo adeguato e comparabile. Perché gli standard sono ancora molto eterogenei. Tante imprese di consulenza sono entrate in questo mercato proponendo i propri modelli, ma non c’è dubbio che ci sia ancora confusione”, spiega Giovannini. Quella italiana è ancora una realtà bancocentrica. E, anche su questo fronte, “la realtà è molto variegata, con alcune grandi banche che hanno fatto il salto, ma si scontrano con la limitata capacità delle PMI di rendicontare”. Anche i dati sul mercato del lavoro confermano questa evidenza. “Nella logistica, ad esempio, secondo Randstad, la figura più cercata è quella del ‘calcolatore di emissioni di gas serra’. Questo dimostra che l’esigenza delle imprese è proprio quella di migliorarsi nella rendicontazione”. Ma il ritardo deriva anche da scelte sbagliate del passato. “L’Italia è un po’ indietro anche a causa dell’errore commesso nel 2016 di limitare a poche grandi imprese l’obbligo di rendicontazione non finanziaria”.

 

IL GREENWASHING

 

C’è sempre una quota di scelte per la sostenibilità fatte solo a scopi promozionali. La pratica del greenwashing, l’ambientalismo di facciata che ripulisce l’immagine, è tutt’altro che superata. “Anche solo guardando la pubblicità, non c’è un solo prodotto che non si definisca green o sostenibile”, osserva Giovannini, puntualizzando però che questo trend produce anche effetti positivi, perché “contribuisce comunque al cambiamento della cultura”. La scelta per la sostenibilità, spiega il portavoce di ASviS, “è un processo” e l’attenzione del mercato, sia guardando ai risparmiatori sia guardando agli investitori, “sta mutando con maggiore velocità rispetto al periodo ante-Covid”. La crisi “ha dimostrato la vulnerabilità di alcuni investimenti” e gli attori che si muovono sul mercato “sono sempre più attenti, non per essere più buoni ma perché sono preoccupati delle sorti dei propri investimenti”. Anche in questo caso sono i dati a parlare. “I recenti dati Istat evidenziano che le imprese che hanno scelto un approccio sostenibile sono ripartite prima rispetto alle altre. Abbiamo anche chiesto una nuova elaborazione per cogliere anche le scelte delle imprese in uscita dalla crisi Covid in funzione dell’orientamento alla sostenibilità”. Ma, secondo Giovannini, ci sono già gli elementi per dire con sicurezza che “la sostenibilità sia anche un indicatore di resilienza agli shock”. E, dato che “purtroppo non credo gli shock siano finiti”, questo è un importante salto di qualità nel’ funzionamento delle imprese.

 

LA PROSSIMA MISSIONE

 

Cosa sarà l’ASviS fra altri cinque anni? “È esattamente il tema della riflessione che stiamo conducendo. Si potrebbe dire ‘ormai la sostenibilità è ovunque e, quindi, a cosa servite?’ Purtroppo, però, non è così. È ancora necessario trasformare gli annunci e le buone intenzioni in fatti, sia nel settore privato che in quello pubblico. E non è escluso che questa trasformazione, se non gestita bene, possa produrre effetti negativi per lo sviluppo sostenibile, anche sul piano dell’immagine: può generare reazioni contrarie capaci di bloccare la transizione”. Giovannini con queste parole vuole evidenziare che il lavoro da fare è ancora tanto, e su tutti i fronti aperti. “La transizione alla sostenibilità non è un pranzo di gala, come si dice”. E l’ASviS “deve insistere nella sua azione di advocacy, di ricerca, di monitoraggio di quello che viene fatto”. C’è però un ulteriore salto di qualità che si sta compiendo. L’ASviS, racconta Giovannini, “aumenterà la sua capacità di accompagnare soggetti diversi verso la transizione. Non con le modalità tipiche delle società di consulenza aziendale, ma con l’offerta di una visione olistica, onnicomprensiva, per la sostenibilità”.

 

La versione originale di questo articolo è disponibile sul numero di Fortune Italia di febbraio 2021. Ci si può abbonare al magazine mensile di Fortune Italia a questo link: potrete scegliere tra la versione cartacea, quella digitale oppure entrambe. Qui invece si possono acquistare i singoli numeri della rivista in versione digitale.

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