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Arte e intelligenza artificiale, il binomio cresce

Arte e intelligenza artificiale. Il binomio tra la creatività artistica umana e la precisione degli algoritmi di AI è sotto i riflettori di sociologi, filosofi, ricercatori, esperti ed artisti e sta cominciando ad esprimere il suo potenziale accanto all’acceso dibattito. Sono passati più di due anni da quando alla celebre casa d’aste di Christie’s, a New York, fu venduto per 432 mila dollari, il ritratto di Edmond de Belamy, un gentiluomo francese vestito di nero, considerato la prima opera d’arte prodotta dall’intelligenza artificiale che arrivava sul mercato. Dietro all’opera, firmata da un algoritmo, c’era ovviamente anche la parte umana che in quel caso era rappresentata dal collettivo francese Obvious. Il collettivo aveva archiviato 15mila dipinti realizzati tra il XIV e il XX secolo in un algoritmo, che poi aveva rielaborato le immagini dando luogo alla serie di ritratti della famiglia Belamy.

Oggi, l’attenzione per questa possibile alleanza tra artista e macchina è ancora alta e sono tante le sfumature che possono essere esplorate. Come cambierà il nostro concetto di corpo e identità con l’avvento dell’AI? Esisterà ancora il genere, la razza e quali saranno le visioni per il futuro del pianeta? Quale potrebbe essere una coscienza della macchina? Sarà protesi o mente dell’artista e dell’uomo? Quali saranno le problematiche politiche e di privacy che potrebbero derivarne? Come cambierà la modalità della conoscenza e come ci relazioneremo a dei robot che potrebbero animare tanti oggetti di uso domestico? A riflettere su queste e altre questioni aperte è la seconda edizione del premio di arte contemporanea Re-Humanism, dal titolo “Re-define the boundaries”, organizzato dalla omonima associazione culturale con Alan Advantage in collaborazione con diversi sponsor legati al mondo dell’innovazione che si svolgerà dal 5 Maggio al Maxxi di Roma con la mostra dei finalisti.

Il premio, che ha appena selezionato e reso noti i dieci finalisti, ha chiamato gli artisti internazionali a riflettere su queste tematiche e sono arrivate 240 proposte da tutto il mondo. Gli 11 artisti selezionati sono: Feileacan McCormick & Sofia Crespo, Irene Fenara, Yuguang Zhang, Elizabeth Chistoforetti & Romy El Sayah, Egor Kraft, Maria Grazia Pontorno, Manuel Focareta, Carola Bonfili, Johanna Bruckner, Umanesimo Artificiale e Francesco Luzzana.

“Crediamo molto in questa iniziativa – spiega Alfredo Adamo, Ceo di Alan Advantage – siamo una piccola azienda e stiamo costruendo dei network di realtà che si occupano di intelligenza artificiale ed innovazione e l’arte parla un linguaggio internazionale che ci aiuta a riflettere insieme superando confini geografici e politici. Abbiamo una sede anche a Londra e a Boston e proprio confrontandomi con amici del M.I.T. molto avanzati in temi di AI abbiamo pensato che era proprio l’Italia, che ha un patrimonio culturale unico al mondo che doveva aprire un confronto su questi temi. Così è nata l’idea di RE-Humanism.” I dieci finalisti, dopo aver esposto al MAXXI, Museo delle Arti del XXI secolo di Roma potrebbero quindi pandemia permettendo anche arrivare ad esporre oltreoceano.

A curare il premio dal punto di vista artistico è Daniela Cotumbo, curatrice e storica dell’arte che crede molto nella centralità dell’artista rispetto all’intelligenza artificiale: “L’arte nasce da una esigenza di comprensione della realtà, l’AI potrà generare dei bellissimi elaborati estetici ma dovrà essere comunque sempre guidata da una riflessione umana ed è questa che secondo me farà sempre la differenza in un’opera d’arte. Uno dei valori fondamentali dell’arte contemporanea – continua la Cotumbo – è l’autonomia di uno sguardo aperto per questo per Re-Humanism abbiamo selezionato anche opere concettuali e non solo progetti con declinazioni tecnologiche.” In giuria, oltre alle curatrici Federica Patti e Ilaria Gianni, lo storico dell’arte Valentino Catricalà, l’artista Lorem, il ricercatore Mauro Martino, fondatore e direttore del Visual Artificial Intelligence Lab all’IBM Research; il docente di Filosofia e Etica dell’Informazione all’Università di Oxford Luciano Floridi e Trond Wuellner, Product Director di Google. A maggio insieme alla mostra dei dieci finalisti sono in programma anche seminari e incontri con esperti, giurati e artisti per dibattere e confrontarsi sul tema.

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