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Draghi non vuole vivere di rendita

Dopo aver parlato a lungo, prima nel discorso con cui ha chiesto la fiducia al Senato, e poi nella replica, Mario Draghi dice una cosa tanto ovvia quanto dirompente: giudicatemi per quello che faccio e non per quello che sono, o sono stato. È il modo migliore per riportare il confronto, parlamentare, politico e anche culturale, sui binari corretti. La stima va conquistata con i fatti, anche se ti chiami Mario Draghi. E questo vale sul piano personale e anche quando il giudizio andrà espresso sul suo governo.

“Gli interventi di oggi hanno dimostrato una consapevolezza del disastro sanitario, economico, sociale, educativo, culturale. È su questa consapevolezza che questo governo costruirà nei fatti la sua credibilità”, dice, prima di chiudere con un passaggio ancora più significativo: “Vi ringrazio della stima che mi avete dimostrato ma anche essa dovrà essere giustificata e validata nei fatti dall’azione del governo da me presieduto. Grazie”.

C’è anche un altro elemento che va considerato. Il rapporto tra la narrazione e la realtà, evidentemente sbilanciato a favore della prima nelle ultime due esperienze di governo, torna a capovolgersi.

La credibilità basata sui fatti. La stima validata nei fatti. Bastano queste due frasi a segnare una discontinuità profonda. Draghi merita di essere giudicato per i risultati che porterà e non per i meriti acquisiti fino a oggi, che restano tutti ma che appartengono al passato. Oggi, Draghi è il Presidente del Consiglio e non ha alcuna intenzione di vivere di rendita.

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