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Governo, il mestiere del portavoce

La nascita del governo Draghi, e la simultanea overdose di presenze di Rocco Casalino su tutta la stampa, propongono un tema interessante. Qual è il ruolo del portavoce del premier e, soprattutto, come si può interpretare il ruolo. La risposta migliore è quella che si riesce a dare cercando il più possibile di attenersi ai fatti. Il punto di partenza è che si tratta di un ruolo chiave. Chi vuole sminuirlo o ridimensionarlo conosce poco le dinamiche del giornalismo e della politica.

Il portavoce del premier può essere un riferimento imprescindibile e può influire in maniera consistente sull’azione di governo. È altrettanto vero, però, che si tratta di un compito che si può svolgere bene in modi diversi. Dipende, soprattutto, dal rapporto tra premier e portavoce, e dal profilo di comunicazione che si sceglie.

L’accostamento più immediato che si fa in queste ore è tra lo stesso Casalino e Paola Ansuini, responsabile della comunicazione di Bankitalia dal 2013 e ora al fianco del premier Mario Draghi. Da una parte, la forte presenza sulla scena e l’impronta personale e fortemente politica della comunicazione. Con un tratto che però travalica il manuale del buon portavoce, un’innegabile smania di protagonismo. Dall’altra, la sobrietà e il rigore di una comunicazione istituzionale. E l’abitudine a una disciplina di appartenenza molto marcata.

Chiunque abbia avuto rapporti con Rocco Casalino, non può che riconoscere, al netto dei fastidiosi attacchi ‘postumi’, gli eccessi e gli errori ma anche la capacità di indirizzare, orientare e gestire la comunicazione del premier. Chiunque abbia avuto rapporti con Paola Ansuini, non può che descrivere e confermare l’approccio istituzionale ma può anche aggiungere le indiscusse competenze professionali e la profonda conoscenza della comunicazione. Se c’è un dubbio, può riguardare la dimestichezza e l’abitudine a confrontarsi con le specifiche logiche della bagarre politica.

È una questione, innanzitutto, di fiducia e di equilibrio tra la quantità e la qualità di informazioni che si intendono condividere, prima nel rapporto a due tra premier e portavoce e poi con l’esterno. Tornando un po’ più indietro nel tempo, si arriva a una figura che questi rapporti li ha vissuti con due premier, profondamente diversi tra loro. Filippo Sensi oggi è un deputato del Partito Democratico ma è stato il portavoce di Matteo Renzi, prima, e di Paolo Gentiloni, poi. Anche la comunicazione dei due premier è stata diversa, nonostante il portavoce fosse lo stesso. Nel caso di Sensi, un profondo conoscitore della comunicazione politica, il portavoce ha utilizzato la sua competenza per adattarsi al registro e alle scelte strategiche che le due esperienze hanno richiesto.

E si torna al punto di partenza. Il portavoce più adatto è quello che ha le caratteristiche che servono a sostenere il registro di comunicazione adatto al premier che rappresenta. Casalino con Conte e Ansuini con Draghi, Sensi con Renzi e Gentiloni: mescolare le carte porterebbe a un risultato esilarante.

 

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