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Governo, le donne non sono figurine

La parità di genere è una questione seria. Più di quanto lo possano essere le quote rosa, pure necessarie, e la presenza delle donne nel governo del Paese, pure necessaria, oltre che auspicabile. Il dibattito di questi giorni è alimentato da scelte sbagliate e da una scarsa comprensione del tema.

Otto donne su 23 ministri sono troppo poche. E l’impegno a compensare con la nomina di sottosegretarie o viceministre è un risarcimento sicuramente parziale, se non offensivo. Perché le donne non sono figurine.

C’è però una questione più profonda da affrontare. L’ha descritta anche il premier Mario Draghi nel discorso con cui ha chiesto la fiducia al Senato. “Una vera parità di genere non significa un farisaico rispetto di quote rosa richieste dalla legge: richiede che siano garantite parità di condizioni competitive tra generi”. L’obiezione alla posizione del premier, fondata, è che le quote rosa servono proprio perché manca quella “parità di condizioni competitive tra generi”. Ma le quote rosa, da qualunque posizioni si guardi il problema, non bastano. Sono una correzione utile ma la parità di genere è un’altra cosa.

Servono politiche attive e servono adeguate politiche di welfare, servono investimenti sulla formazione e sull’educazione, sulla scuola e sull’università.

Deve cambiare però anche l’approccio culturale. È indispensabile uscire da un equivoco di fondo. Si può e si deve parlare di parità di genere senza esercitare un pregiudizio al contrario. La parità di genere non è solo una questione femminile e non è solo appannaggio delle donne. Riguarda la società intera, e riguarda anche gli uomini. Rifiutare ogni decisione sessista, partendo dalle scelte quotidiane, vuol dire lavorare per la parità di genere. Condividere spazio e tempo, professionale e familiare, o solo personale, vuol dire lavorare per la parità di genere.

Perché le donne non devono essere scelte o designate dagli uomini. Devono arrivare a essere la metà di un governo, o anche la maggioranza di un governo, perché la parità di genere è stata costruita nelle case, nelle scuole, nelle università, nei partiti e in qualsiasi altro luogo. Fino a quando non sarà così, serviranno le quote rosa. Ma restano uno strumento e non un traguardo.

 

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