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Qonto, digitalizzazione pmi italiane accelera, spinta da pandemia

L’emergenza sanitaria da Covid-19 ha impresso una generale accelerazione alla digitalizzazione delle imprese. Un trend che trova riscontro nell’indagine condotta presso i propri clienti italiani da Qonto, servizio finanziario 100% digitale rivolto esclusivamente a imprese e professionisti. Il report elaborato dall’Osservatorio Qonto traccia il quadro del tasso di digitalizzazione tra le pmi italiane, evidenziando come nel corso del 2020 la maggioranza delle imprese intervistate abbia compreso l’importanza di di dotarsi di strumenti digitali utili a proseguire la la propria attività: oltre il 40% delle imprese ha destinato alla digitalizzazione più del 10% del proprio budget e il 50% una quota superiore al 30%.

Un trend che si conferma nel 2021

In particolare, il 44% delle imprese dichiara di aver vissuto un’accelerazione nel processo di digitalizzazione negli ultimi dodici mesi. Una tendenza che, complice la situazione sanitaria ancora incerta, è destinata a proseguire: il 70% del campione intervistato prevede un ulteriore sviluppo digitale nel 2021, con l’introduzione di soluzioni per rendere ancora più digitalizzata la propria azienda.

A guidare la spinta alla digitalizzazione è, nell’87% dei casi, l’imprenditore o l’amministratore delegato, soprattutto nelle piccole realtà imprenditoriali. Una necessità acuita dalla pandemia, che ha costretto la piccola e media imprenditoria a ripensare le proprie priorità per adeguarsi al nuovo scenario. Spostare online l’operatività, e in alcuni casi anche il business, si è rivelata l’unica strada possibile per affrontare la crisi: in cima alla lista dei timori più diffusi per le aziende che non riescono a stare al passo con la trasformazione digitale ci sono infatti la perdita di competitività (38%) e la perdita di ricavi (25%).

I servizi finanziari quelli più utilizzati

A un anno dallo scoppio dell’emergenza Covid-19, gli strumenti digitali più utilizzati sono quelli dedicati ai servizi finanziari (63%), considerati di gran lunga i più rilevanti anche rispetto agli strumenti di video-conference (45%). “Un dato che evidenzia la centralità della gestione finanziaria nella quotidianità aziendale e il ruolo chiave che il digitale riveste nel semplificarla – commenta Mariano Spalletti, country manager Qonto Italia – L’attivazione online in pochi minuti, lo snellimento della burocrazia e la facilità d’uso, che comportano un notevole risparmio di tempo rispetto ai servizi tradizionali, sono solo alcuni dei vantaggi dei servizi finanziari digitali”.

Secondo il report, negli ultimi dodici mesi il 41% del campione ha deciso di aprire un conto business online, di ricorrere maggiormente alle transazioni via web (36%), di privilegiare l’utilizzo di pagamenti con carta rispetto ai contanti (28%) e di sperimentare nuovi metodi di pagamento come, ad esempio, le carte virtuali (13%). Tra i nuovi servizi digitali più adottati dalle imprese negli ultimi dodici mesi, anche i servizi di marketing online (34%) e le piattaforme di e-commerce per la vendita dei propri prodotti (28%).

Pmi poco digitalizzate, un falso mito

Un processo, quello della digitalizzazione delle pmi italiane, partito già da tempo. “Rispetto a una narrazione che vuole le pmi italiane poco digitalizzate – si legge nel report – la stragrande maggioranza del panel intervistato da Qonto (78%) afferma che, da sempre, ricorre preferibilmente a strumenti e servizi digitali, o ne utilizza numerosi, contro il 5% degli intervistati che dichiara di non farne uso, definendo la propria impresa al momento scarsamente digitalizzata”. Rispetto al settore di appartenenza, poi, “quasi la metà delle pmi intervistate (45%) valuta ‘alto’ o ‘molto alto’ il livello di digitalizzazione del proprio mercato di riferimento, mentre solo l’8% è molto scettico al riguardo”. Altra curiosità: “Quando le pmi intervistate sono chiamate a guardarsi ‘allo specchio’, nell’80% dei casi ritengono di avere un livello di digitalizzazione pari o superiore rispetto alla propria industry”.

Le pmi dell’edilizia pronte a recuperare

Secondo l’indagine di Qonto, in cima alla curva di maturità digitale delle imprese italiane svettano il settore informatico e delle telecomunicazioni (in una scala da 0 a 5, l’86% delle pmi del settore ha selezionato i valori più alti, 4 o 5, per definire il grado di digitalizzazione della propria industria), seguiti dai servizi professionali e alle imprese (52%). In base alle risposte delle pmi, il livello di digitalizzazione sembra invece essere molto più basso in comparti come l’edilizia (solo il 22% del campione pensa che il settore di riferimento sia molto digitalizzato), l’immobiliare (30%) e quello della ristorazione (33%). Tuttavia, la percentuale sale sensibilmente quando l’impresa fa una valutazione del proprio digital status, con un balzo al 33% per l’edilizia e al 43% sia per l’immobiliare che per la ristorazione.

Sebbene l’industria di riferimento si posizioni quindi un passo indietro rispetto alle altre a livello di digitalizzazione, le imprese dei settori ‘fanalino di coda’ si stanno muovendo per recuperare terreno, specie nell’edilizia, dove il 22% prevede di incrementare il livello di investimento in digitale nel 2021.

Le imprese più propense al cambiamento

L’apertura al cambiamento sembra essere più forte nelle aziende di recente costituzione. Oltre l’80% delle aziende sotto l’anno di età (il 20% del campione) dichiara di prevedere per l’anno in corso un maggior sviluppo digitale, con il più alto volume di investimenti dedicati alla digital transformation nel 2021. “Il dato che sorprende – si legge nel report – è che, dall’indagine, emerge che il 60% di queste sono guidate da over 50 e over 40, a testimonianza che non sono solo i giovani laureati o i trentenni a lanciarsi in un nuovo business”.

Analizzando le risposte, si scopre che il livello di digitalizzazione percepito non è tanto legato all’età anagrafica di chi le guida, quanto più alla giovane storia della società. L’83% dei professionisti oltre i 40 anni alla guida di aziende nate da meno di 12 mesi tende a fare un ampio utilizzo dei servizi digitali e più della metà li privilegia addirittura rispetto ad altri: tra i servizi digitali più diffusi, i servizi finanziari (adottati dal 42%), software di contabilità (30%) e servizi gestionali (25%).

La metà delle aziende con oltre 10 anni di anzianità si posiziona nella fascia alta della scala di autovalutazione digitale. Tuttavia, rispetto alle imprese più giovani, le aziende mature ricorrono meno ai servizi digitali (il 21% dichiara di farne un uso scarso). Un dato che trova conferma nell’allocazione del budget 2021: circa un quarto del campione ha scelto di destinare all’adozione e all’implementazione di servizi digitali meno del 5% del proprio budget.

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