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Coprifuoco o liberi tutti, il dilemma delle regole

Rischi, più o meno ragionati, e scommesse, più o meno azzardate. La linea del governo e le scelte appena fatte dal premier Mario Draghi continuano a far discutere. C’è chi vorrebbe di più, e la battaglia della Lega per l’abolizione del coprifuoco è solo l’avanguardia del movimento aperturista, e chi vorrebbe di meno, convinto che sia troppo presto per abbassare la guardia.

Normale dialettica di un lungo anno di pandemia? L’eterno dilemma tra l’esigenza di gestire l’emergenza sanitaria e quella di rilanciare l’economia? Non solo.

Si contrappongono oggi anche due idee diverse della responsabilità politica e delle conseguenze per il sistema economico. Con gli interessi delle categorie che inevitabilmente incidono sulla composizione degli schieramenti. Il coprifuoco come strumento per la tutela della salute pubblica, ma anche come passaggio necessario per attuare logiche economiche non di brevissimo periodo. Il ‘liberi tutti’, come inno alla riapertura indiscriminata, con evidenti rischi sanitari sacrificati per assecondare una scelta economica con un ritorno immediato. Evidente quanto pesi la variabile del consenso. Nessuno può dirsi favorevole alle restrizioni e, meno che meno, alla restrizione per eccellenza: il coprifuoco. Un qualsiasi sondaggio farebbe segnare percentuali bulgare in favore dell’abolizione di un limite alla circolazione, alla socialità e alla libertà economica che è sinonimo di emergenza estrema, di stato di guerra.

Ma quale può essere il costo da pagare per la riconquistata libertà? Quello più immediato è il rialzo dei contagi e una nuova fase di espansione dell’epidemia Covid. Quello successivo, altri mesi di inattività economica. Perché il rischio ragionato di Draghi è strettamente connesso alla scommessa sulla crescita.

Se funziona la strategia che dal 26 aprile consente una riapertura graduale, si guadagnano tempo e possibilità di risollevare prima il tessuto economico. Se fallisce, non solo si torna indietro sul piano delle libertà, e della tutela della salute pubblica, ma si allunga la crisi economica.

La chiave per fare la differenza, si è detto, sono i giusti comportamenti. Un anno di pandemia ha dimostrato che l’autodisciplina sconta limiti fisiologici, a partire dalla volontà, e dalla necessità, di tutti di riappropriarsi di una vita completa, fatta innanzitutto di libertà. Per questo gli appelli funzionano poco e i richiami parternalistici irritano parecchio. Ma per la stessa ragione, le regole vanno considerate come un argine indispensabile, fino a quando il livello dei contagi, e soprattutto quello delle vaccinazioni, non consentiranno di farne a meno. Vale anche per il coprifuoco, la più odiosa delle regole. Per le ovvie ragioni legate alla diffusione del Coronavirus e anche per le conseguenze economiche della ulteriore durata dell’emergenza sanitaria.

 

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