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La Superlega non c’è più (per ora)

La Superlega non c’è più, o quasi. L’annuncio ufficiale arriva alle 2 di notte, con un comunicato che sintetizza un clamoroso passo indietro. “Date le circostanze attuali, riconsidereremo i passaggi più appropriati per rimodellare il progetto, avendo sempre in mente i nostri obiettivi di offrire ai tifosi la migliore esperienza possibile, migliorando i pagamenti di solidarietà per l’intera comunità calcistica”.

Partiti in 12 ventiquattr’ore fa, e rimasti meno della metà, i secessionisti del calcio devono fermarsi. Le parole che usano per giustificare il tentativo di strappo con le istituzioni del calcio europeo sono significative rispetto a un dato inequivocabile: la reazione è stata durissima e la pressione dell’opinione pubblica e dei tifosi, insieme alle conseguenze sul piano sportivo, hanno imposto una rapidissima marcia indietro. “Nonostante l’annunciata partenza dei club inglesi, costretti a prendere tali decisioni a causa delle pressioni esercitate su di loro, siamo convinti che la nostra proposta sia pienamente in linea con le leggi e le normative europee come è stato dimostrato da una decisione del tribunale per proteggere la Super League da azioni di terzi”.

Il passo indietro è arrivato dalle sei società inglesi, travolte dalla contestazione. Ma anche le altre si sono trovate a dover difendere una scelta indifendibile. Di fatto, del grandioso progetto annunciato nella notte di domenica restano poche rivendicazioni. “La Super League europea è convinta che l’attuale status quo del calcio europeo debba cambiare. Proponiamo un nuovo progetto europeo perché il sistema esistente non funziona. La nostra proposta mira a consentire allo sport di evolversi generando risorse e stabilità per l’intera piramide del calcio, anche aiutando a superare le difficoltà finanziarie incontrate dall’intera comunità calcistica a causa della pandemia. Fornirebbe anche pagamenti di solidarietà a tutte le parti interessate del calcio”.

Piano sospeso, quindi. Con il Real Madrid di Florentino Perez e le tre squadre italiane rimaste a tenere una posizione difficile da sostenere. Ma anche il fronte degli irriducibili, ormai ridotti al rango di quadrangolare, si sta sfaldando. “Il progetto della Superlega allo stato attuale non è più ritenuto di nostro interesse”, hanno spiegato fonti dell’Inter all’Ansa. E un comunicato della Roma chiede formalmente uno stop definitivo. “Chiediamo ufficialmente alle tre società italiane – Juventus, Inter e Milan – di uscire dalla SuperLega e di chiedere scusa ai tifosi italiani”. Uscire e chiedere scusa. Difficilmente arriveranno le scuse, restano tutti i problemi finanziari di un calcio d’élite in profonda crisi d’identità, ma la fuga in avanti della Superlega finisce ancora prima di iniziare.

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