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Draghi senza stipendio ma la politica va pagata

Mario Draghi ha rinunciato agli 80mila euro che gli sarebbero spettati come ‘stipendio’ da premier. Una notizia, sicuramente. E anche una notizia che conferma l’approccio scelto dall’ex presidente della Bce: la sua è una missione al servizio del Paese e il segnale che lancia non può che essere un segnale positivo.

Commentando la notizia, molti si sono giustamente premurati di ricordare che Draghi percepisce una lauta pensione, tanto che il suo reddito per il 2020 ammontava a 581.665 euro lordi. Il dato aggiunge relativamente poco. Se non che, evidentemente, il premier può permettersi di rinunciare a 80mila euro.

C’è però un tema più ampio, che riguarda la politica nella sua interezza e, soprattutto, l’onda lunga dell’antipolitica. L’idea che il compenso di un premier sia una voce da tagliare, ridimensionare, o addirittura eliminare, non serve alla buona politica. Semplicemente perché la buona politica va pagata, e bene, se si vuole avere nei ruoli cruciali persone competenti e se non si vuole abdicare alla peggiore interpretazione del concetto ‘uno vale uno’. Non è così. Mario Draghi, e come lui tanti altri esponenti della politica, non valgono uno. Nel senso che non devono valere uno qualuque, meglio se a basso costo.

La lotta alla casta, sacrosanta nella caccia ai privilegi e agli sprechi, ha finito per ingrossare le fila di una confusa e pericolosa negazione del merito e del valore. L’idea sostenuta dal primo grillismo voleva semplicemente ‘aprire il Parlamento come una scatoletta di tonno’, copyright Beppe Grillo. Poi è arrivato il taglio del numero dei parlamentari, con una riforma a metà che crea più problemi che vantaggi. E il taglio allo stipendio dei parlamentari resta una minaccia sempre utile per la prossima campagna elettorale.

La questione di fondo resta il ruolo della politica. Una buona politica deve poter contare su persone che fanno politica a tempo pieno e non come un secondo lavoro, o non solo come una parantesi all’interno di un’altra carriera. Una volta messa da parte l’antipolitica, si devono poi pretendere efficienza, lavoro e risultati.

Per questo, quella di Draghi deve essere letta come una scelta, personale e rispettabile, ma non come un modello da esaltare per screditare chi da Presidente del Consiglio ha finora percepito uno stipendio e i prossimi premier che torneranno legittimamente ad essere pagati.

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