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Conte, Donnarumma, Ronaldo, il calcio che taglia

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Prima Antonio Conte, poi Gigio Donnarumma. E presto, assai presto, sarà il turno di Cristiano Ronaldo e forse anche di Lionel Messi. Il Covid-19, tra introiti ridotti sul ticketing, diritti tv e merchandising, è stata solo la benzina su una fiamma accesa da tempo, sulla bolla del calcio, lievitata a dismisura tra costi per gli ingaggi dei calciatori, commissioni record ai procuratori che decidono a tavolino i trasferimenti, nessun controllo o quasi sui bilanci e istituzioni calcistiche pronte spesso a chiudere un occhio, se non due. Ma ora è diverso, o almeno pare così: prima del campo, dei trofei, delle vittorie, ora serve tagliare.

Quanto durerà il ridimensionamento?

Rivedere i costi, ridimensionare gli ingaggi, bilanciare entrate e uscite. Rientrare nei parametri per iscriversi ai tornei nazionali, alle coppe europee. E soprattutto scovare liquidità per pagare i debiti più urgenti. Il trend sarà questo, in Italia anche perché lo ha imposto la Figc, in cambio della dilazione concessa ai club per il saldo degli stipendi arretrati agli atleti. Ma durerà? All’Inter campione d’Italia, da tempo in bilico perché da Pechino mesi fa è arrivato l’alt per il Gruppo Suning negli investimenti sul calcio occidentale, Antonio Conte ha salutato, risoluzione consensuale da 7,5 milioni di euro. Il ridimensionamento non faceva per lui e così per Donnarumma, perché il Milan, in mano al fondo Elliott e da tempo al lavoro su contenimento dei costi, prima della prevista cessione, ha deciso di non allungargli dieci milioni di euro annui e 20 sull’unghia al suo procuratore.

Dalla Superlega al salary cap

In altri tempi, l’accordo si sarebbe trovato in pochi minuti. Ora no, perché il calcio, se davvero vuole aiuto sotto forma di sgravi o contributi anche dai governi nazionali e dall’Europa, deve mostrare di aver capito. Almeno per un po’. Conti a posto, prima i debiti. La Superlega, nata e sfumata in pochi attimi, era solo la risposta per i club più ricchi. Più soldi dalle tv, più soldi dagli sponsor, un finanziatore come JP Morgan, tra gli obiettivi, sfumati, anche una specie di salary cap per gli ingaggi dei calciatori e una parte dei proventi per saldare i debiti nel corso di anni, forse decenni. Una scialuppa per fronteggiare il calo nei ricavi operativi dei primi 20 club d’Europa da oltre miliardo di euro (dato Kpmg).

Pesa il calo delle sponsorizzazioni

E mentre nei prossimi mesi ci si siederà a un tavolo per un compromesso con l’Uefa, servono soluzioni per non affogare. Quindi, per esempio, sulla Juventus del nuovo corso voluto da Andrea Agnelli pesano come un macigno i 31 milioni di euro netti di ingaggio di Cristiano Ronaldo. Certo, sempre un richiamo per gli sponsor, il portoghese. Ma gli sponsor, dopo il Covid-19, investono come prima della pandemia? Il mercato europeo delle sponsorizzazioni (di cui il calcio occupa il 49% del totale), secondo uno studio recente di Nielsen Sports ed European Sponsorship Association, è calato negli ultimi mesi del 23%. E quindi, gli investitori o scappano, o rivedono al ribasso gli accordi. E quindi Ronaldo per la Juventus non sarà più indispensabile, nonostante il ritorno in termini di contatti sui social network.

I dubbi su Messi

Da Ronaldo a Lionel Messi. Entro un mese l’argentino, dopo una vita al Barcellona, sarà un calciatore libero, a parametro zero. Solo un anno fa si sarebbe aperta un’asta senza precedenti, con Manchester City, Paris Saint Germain al tavolo delle trattative, e pure altri top club del calcio europeo e pure i colossi delle calzature mondiali, da Adidas, sponsor della Pulce a Nike o Puma. E ora invece emerge solo qualche velina sul rinnovo con il Barça, con ingaggio ridotto del 50% (da oltre 50 milioni a circa 25 milioni), senza potenziali assalti da Inghilterra o Francia.

Il Psg conta i danni

Ora non si può, non si può più. Niente spese pazze. Al punto che lo stesso Psg accetta il rischio di perdere addirittura a costo zero Kylian Mbappè, uno dei più forti al mondo, giovanissimo (23 anni) e un magnete anche per gli sponsor. Mbappè per rinnovare il contratto che scade con i parigini nel 2022 chiede almeno 30 milioni di euro annui. E il Psg per ora conta danni, causa pandemia, da circa 240 mln di euro. Già, i debiti. Per Barcellona e Real Madrid sono anche più corposi, sul filo o oltre il miliardo di euro, con ricorso a prestiti dello Stato, oppure aperture di linee di credito con istituti bancari, come Goldman Sachs nel caso dei catalani. Ma non stanno messe assai meglio le inglesi. Non sta messo bene nessuno, o quasi. Quindi, per ora, si taglia.

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